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Spiriti di materiaRoberta degl'Innocenti e la sua Piazza dei Miracoli
Il
nuovo Corriere di Firenze Spesso sono luoghi particolari a rendere memorabile una città. Non di rado è la cattedrale con la sua piazza che si popola di visitatori. Ciò vale anche per Pisa, col Duomo al centro di “Piazza dei Miracoli”, così definita da Gabriele D’Annunzio per lo stupore e l’ammirazione che coglie chi si trova di fronte al candore dei marmi e al verde smeraldino della piazza erbosa. Per me, poi, che fo fatto il servizio di leva nella attigua Via Roma, la piazza era il naturale approdo della libera uscita, ricordata in una quartina del mio ultimo libro: “com'é piccola Pisa / col suo campo smeraldo / e la gente che passa / attaccata a un filo / di matasse d’azzurro.” In effetti, Pisa e il suo territorio hanno luoghi e momenti di luce folgorante. Roberta Degl’Innocenti, nella poesia su Pisa in allegato, affida emozioni e sentimenti che questo habitat sollecita ad una compiuta modulazione del verso, sintesi di un complesso sostrato culturale. Ricordiamo che l’autrice opera a tutto tondo, dalla critica alla narrativa, ha al suo attivo un ciclo di conferenze sul rapporto fra poesia e psicologia; presentazioni in Firenze, presso il Caffè Storico Giubbe Rosse, le Librerie Edison Book Store, Martelli, Alfani, Centro d’Arte Modigliani, ecc. Questa sua visitazione della piazza del Duomo, in un taro pomeriggio invernale, è “folgorata” dalla luce, tanto da titolare “Folgore di bianco” il testo dove alla dissolvenza fra la geometria e la luce dei monumenti si aggiunge l’intreccio di colori e suoni delle bancarelle che stazionano sul lato della piazza. L’incantamento è dichiarato già nei primi versi dove la “filigrana della pioggia” panneggia “leggera” la “folgore di bianco della piazza” e in quel “cerchio acceso” anche “le parole si piegano all’erba mossa del prato”, al modo delle “fresche parole” dannunziane. Poi, mentre la sera “si sveste dei colori”, la piazza “sorride un po’ sorniona” e la città, con le sue “note dolci e strane, sembra accarezzare chi candida / mentre vi si attarda, il nitore dell’assoluto e la festa del quotidiano si uniscono in un “fermo immagine” che, rimanendo vivido nella memoria, sfida il tempo.
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Folgore di bianco
Dal libro di Roberta Degl’Innocenti
I graffi della luna |
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