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Prefazione a
I giorni dell'Alcione: I Canti di Badetta
dii Giovanna Manfredi-Gigliotti

i dati del libro

Michele Manfredi-Gigliotti

I Canti di Badetta è il secondo titolo della recherche come chiaramente dimostra il numero che lo contraddistingue.

Così, ne I giorni dell’Alcione si insinua un lembo di terra di Sicilia, una zolla d’Europa. Badetta è una terra dell’Isola e, quindi, è l’Isola stessa. Almeno la parte più immediatamente apprensibile di Essa; quella effettivamente vissuta in modo empirico e miticamente raccontata quale luogo sacro della laboriosità degli Avi. Ma rappresenta qualcosa di più di quello che essa apparentemente é.

Nella sua ulteriore insularità, Badetta rappresenta la felice Avalon nella quale ritirarsi, foss’anche con il solo pensiero, dalle cure e preoccupazioni indotte da Camelot. È, in definitiva, un luogo che è e che non è, negazione e essenza di se stessa, una rappresentazione della mente e, allo stesso tempo, una creazione dello spirito. Così come la Poesia. Così come la Vita stessa. E Badetta è la Poesia e la Vita, di fronte alle quali si finisce con il rimanere estatici:

Qui Dio si scioglie
nella marina tiepida
e tra i flutti convulsi
in commozione di luce.

Il dato geografico è solo accidentale e quello biografico nulla ha a che vedere con l’autobiografia come, ad esempio, succede ne I canti di Castelvecchio. La sua lettura, con ogni probabilità, va fatta in senso simbolico e, forse, anche soteriologico. Altro non è se non una tappa del breve e pur lungo cammino della vita. E non solo in senso biologico puro e semplice, ma anche e soprattutto, in senso di crescita umana e artistica.

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