Alessia
La
consolidata esperienza poetica di Raffaele Piazza è tangibile, anche per chi non
ne avesse ancora incrociato il percorso letterario, sfogliando la sua recente
raccolta di poesie “Alessia”, nella quale, pagina dopo pagina, si snoda la
sapiente e colta scrittura dell’autore.
Il
lettore viene quasi inconsapevolmente sospeso in un’atmosfera in cui riesce a
scorgere due orizzonti diversi, senza che possa all’inizio stabilire quale di
essi sia quello reale.
Da
una parte l’orizzonte lieve, soffuso, potremmo dire magico nella misura in cui
la magia rimanda il sogno. Un orizzonte nel quale scandire le date pare quasi un
esercizio ornamentale per decorare i giorni o gli eventi descritti.
Dall’altra parte l’orizzonte è più crudo, il lettore squarcia il velo sottile
degli ornamenti e prende coscienza del tempo che scorre inesorabile, scandito
dalle pagine, dalle date, dalle poesie.
Quale dei due orizzonti è reale? La vita è sogno, per dirla con Calderón de la
Barca, o l’angoscia del tempo oscura tutto, finanche la poesia?
La
risposta forse è a metà tra i due orizzonti, perché al centro Alessia li tiene
uniti: il suo nome e la sua voce risuonano in tutte le pagine del libro,
costruendo un ponte di comunicazione.
La
risposta è dunque al centro, perché lì c’è Alessia, lì c’è la vita.
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