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La breve raccolta di racconti di Rino Piotto Canti del Nuovo Mondo. La Terra rubata, la Storia Tradita, costituiscono una serie di immagini istantanee che ci riportano in luoghi lontani non necessariamente e non solo geograficamente ma soprattutto lontani dal nostro pensiero quotidiano. troppo spesso assorbito dalle difficoltà della vita odierna.

"Ci sono luoghi in cui non costa fatica vedere e capire e dove basta rendersi disponibili ad ascoltare e a ricevere. Sono paesi che noi magari consideriamo con presunzione del terzo mondo, nei quali invece ci sono grandi risorse culturali e dove vive tanta buona gente che ringrazia Dio per il dono della vita e per i frutti della terra: gli Indios del Paranà o del Guatemala o del Brasile..." ed è proprio da questi luoghi a da queste genti che l'autore si sente "chiamato" per ascoltare ed acquisire le conoscenze di questi popoli spesso dimenticati.

Il discorso di Piotto è molto profondo e denso di spiritualità, cerca di cogliere le infinite ricchezze che queste culture altre" possiedono e dalle quali si può attingere per imparare. Così scrive "Ora incomincio a riconoscere luoghi che più di altri sanno trasmettermi questi messaggi. Luoghi che già frequentavo, e già mi aiutavano, anche se non lo capivo chiaramente. Luoghi dove il mare mi parla con labbra di spiaggia, luoghi lassù sui monti dove il vento mi penetra e mi feconda con il respiro dell'Infinito".

Da questi racconti emerge il netto contrasto tra gli indigeni con la loro cultura, l'attaccamento alla Madre Terra e la particolare sacralità che li contraddistingue, e i conquistatori bianchi preoccupati esclusivamente di appropriarsi di questi territori di conquista e completamente disinteressati della cultura di questi antichi popoli. Rino Piotto sente viva più che mai questa netta dicotomia tra i bianchi civilizzati, brutali conquistatori e i selvaggi indigeni "senza anima" ed è consapevole che non è possibile sanare questa ferita. Solo nei sogni e nell'intimo della sua anima potrà liberarsi del retaggio dell'uomo bianco. "Penetra il chiaro della luna nella mia stanza, penetra il vento nei miei pensieri. Il vento, messaggero di tutto il creato, il vento che respira senza confini, fuori dal tempo ed in tutto lo spazio. Capisco che il vento è Dio che respira. Il senso dell'eterno traspira in ogni cosa, in me respira. E con il vento arrivano tanti amici conosciuti ed anche sconosciuti... Ci sono tutti. quelli massacrati dai conquistadores. quelli prima e quelli dopo il mio arrivo a Guarapuava. Cantano e danzano per riempire di allegria il mio sonno lieve, per trasformare il mio cuore in un cuore di indio... I "selvaggi", i senza-anima sono gente tranquilla con una anima grande come tutto il creato. Ringraziano il Creatore perché il "nostro vivere" è il vivere che Lui ci concede ed è Lui che lo protegge: mi sono chiari i pensieri che non capivo allora .... Ma se è così bello vivere nel Mato, dormire su una amaca cullata dal vento, nutrirsi di cibi veramente biologici, convivere in pace con tutti gli esseri viventi nel grande giardino del mondo naturale, perché allora voler diventare artificiali, transgenici, clonati? Al mio risveglio mi ritrovo nella solita prigione della cultura dei bianchi, ma almeno nel sonno ho vissuto col cuore di indio."

Un libro piacevole, che ci può far riflettere, in cui i racconti sono intervallati da alcune brevi poesie.

Recensione
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