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La conchiglia dell'essere

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La poesia come specchio della pittura, quasi un sogno ad occhi aperti, una lettura con l'anima dei più grandi dipinti di Piero della Francesca. È questo, in estrema sintesi, il testo di Patrizia Fazzi, La conchiglia dell'essere (Edizioni Polistampa), giunto ormai alla seconda edizione e tradotto in più lingue. Un libro fuori dal comune, di grande interesse per chi ama la cultura e l'arte. Patrizia Fazzi, già insegnante di materie letterarie e autrice di tante altre pubblicazioni di pregio, riesce ad abbinare, con rara maestria, i versi alle opere d'arte figurativa.

Binomio arte/poesia - I più grandi capolavori di Piero della Francesca, da La battaglia tra Eraclio e Cosroe a La Resurrezione fino al Doppio ritratto dei Duchi di Urbino sono affiancati da una poesia loro dedicata. Il motivo di questo binomio lo spiega l'autrice: "Le opere di Piero della Francesca sono fortemente cariche di un messaggio non solo artistico, ma anche etico, spirituale e in un certo senso politico; un messaggio che si carica di una grande attualità. Nelle opere del celebre pittore di Sansepolcro – prosegue Patrizia Fazzi – è rappresentato il cammino dell'umanità; un cammino costruito sui valori dell'umanesimo, della fede e della possibilità di riscatto che c'è dentro ogni essere umano, e al tempo stesso la sua fragilità".

Il poeta di San Sepolcro - Piero della Francesca non è stato solo un pittore di corte, cosa assai comune alla sua epoca. Come precisa l'autrice "si distingue per non esser mai diventato servo di un padrone, pur avendo frequentato molte corti come quelle dei Montefeltro e dei Malatesta, Piero è rimasto uno spirito libero, che è sempre tornato alla sua Sansepolcro". La conchiglia dell'essere è un libro scritto nella terra di Piero, in provincia di Arezzo, tra le sue opere, soprattutto tra quelle rimaste in loco, come La Madonna del parto. Come tutti i testi poetici, questo volume di Patrizia Fazzi è difficilmente sintetizzabile, così come è difficile esprimere in un minuto mille emozioni. Ma il tentativo dell'autrice è quello di "dar voce alla pittura di un grande, con molta umiltà, rifacendosi ad una frase di Leonardo che diceva la pittura è una poesia muta e la poesia è una pittura cieca; entrambi i linguaggi parlano per immagini e qui le ho unite secondo il detto oraziano ut pictura poesis".

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