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Sofferti addii, sofferte partenze, dal
distacco da una terra conosciuta, al ritorno alla cornamusa dell'infanzia, dalla
luminosa fanciullezza carica di attese e paure, al riapprodo alla voce dei
padri, attraverso stupori e sogni e turbamenti. Un lungo viaggio nelle asprezze
della vita, brevi pause ai piedi della Sfinge muta.
Nella nuova raccolta di Giovanni
Chiellino, Nel cerchio delle cose. l'esilio e l'amore: e, fra l'esilio e
l'amore, le cose amate e chiamate "mie": "mia onda, mio albero, mia farfalla, mia
alba e mia parola, mia anima, mio sigillato enigma nel legno della morte". Con
la trottola e il vento, la nuvola, la rosa, il fuoco, ogni cosa è metafora del
sogno e della tenerezza, del volo e del dolore.
L'illuminazione delle cose si fa per
Chiellino ricerca dell'ignoto, ponte fra il suo (giaciglio minimo | e il talamo
del Dio. Percorso da brividi di vento ed echi di lontane voci, il viaggio tende
a ricongiungere gli estremi dell'anello, chiudendo nel cerchio della vita il
silenzio e le urla, i ricordi e i fantasmi, le mute domande dell'uomo. Il
cerchio ruota intorno alla fanciulla poesia che ha: sogni nascosti fra "le
ciglia | e una curva d'amore sulle labbra | allontana le ombre con le dita".
Cerchio d'universo. puro cerchio la
parola. l'amico Giovanni procede nel tunnel del pensiero fra terrori e luci, e
malinconie, con una narrazione a fiaba che risalta nelle liriche "Il re
fanciullo" e "Gli angeli superbi", ma anche in "Alba marina"e in
"Primavera" e
in "Canto d'amore" dove le donne stanno fra le "cose belle". Il libro trabocca
di ciglia, di occhi e pupille, di labbra e presenta, come nota Francesco Spera
in prefazione, "una dilatazione del linguaggio che si accompagna alla tensione
riflessiva di una cultura simbolica”. Nel cerchio luminoso palpitano,
inesplicabili, il mistero e il divino.
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Recensione |
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