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Accingendoci alla lettura di Torbidi amorosi Labirinti di Veniero Scarselli, abbiamo dovuto tenere conto dello stesso emblematico ossimoro del titolo e della personale dedica dell'Autore che ci ha accompagnato il libro, raccomandandocelo come "contorta e perversa, ma sofferta creatura". Già nella precedente opera Pavana per una madre defunta, avevamo colto l'angoscia di vivere, quel male esistenziale che attanaglia l'uomo e percorre i pensieri nel grido di una solitudine "biologica": la nascita come evento che separa la creatura dalla madre, proiettandola all'esterno del riparo uterino in una vita nuova che ha, a sua volta, il compito di trasmettere vita per perpetuare la specie.

Il difficile conforto per garantire la sopravvivenza dell'uomo, il rapporto fra paura e mistero, ritornano, s'ingigantiscono in Torbidi amorosi labirinti, opera audace per lo scabroso equilibrio del linguaggio, e ardita di pensiero. Poichè le cose hanno un nome, Scarselli chiama pene il pene e orgasmo l'orgasmo - che è tuttavia: "esperienza dell'arresto del tempo | del silenzio | di perdere ogni corporea identità individuale | di guadagnare la pienezza di Dio." ma, nel volgere dei fatti e delle pagine, si fa acuto e predominante l'occhio del filosofo più che quello del biologo se si incontra sì il corpo, e il sesso, e gli occhi struggenti della Morte, ma per ben cinquantasette volte risuona la voce anima: anima offesa, perduta, dannata, consapevole, infelice, fragile, superba, gagliarda, rattrappita, ferita, ribelle, rapita, nobile, vera, bellissima.

Questo romanzo lirico, non privo di asprezze, ha precise scansioni di tempi: quello sereno del sesso e delle varianti, quello della caduta in un tunnel stretto, e tempi della nausea e dell'espiazione; attraverso un'ansia di amore universale, l'aspirazione dell'uomo a rendersi asessuato e finalmente libero di tentare le ascese sublimi e fissare l'ultraterreno invisibile.

Sull'amaro percorso dell'Homo Rationalis, Scarselli pone anche una figura materna, suoni del mondo come voci di bambini, e cani accorrenti a leccare le mani. A illuminare il labirinto, oltre il furore delle vite che "si consumano | nel mistero prodigioso della continuazione | appare la speranza di Dio e del perdono", così come ritornano tenerezze di primavera a vincere gli inganni della morte.

Oltre le grandi femmine e i piccoli parassiti, oltre il sesso, le crudeltà, le nevrosi, Torbidi amorosi labirinti, con la straordinarietà di una scrittura magmatica, dice l'anelito ad un mondo risanato da una vampata d'amore che affratelli gli uomini e sprigioni un ciclo biologico dello spirito e un'altra vita più vera; così che non abbia più senso la donna oggetto, il servo del sesso, la finzione, l'adulterio, l'ingombro dei corpi. Vivi e sciacquati dal muto ricordo del mare che giace nel nostro profondo.

Recensione
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