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Carissimo Chiellino, grazie per la splendida antologia che hai
voluto regalarti e regalarci, complice il comune amico Sandro, che ne ha curato
l'elegante edizione. Con questo nuovo libro si completa il percorso di un poeta
fin troppo restio ad esporsi sulla scena letteraria.
L'eterno "homo viator", il viandante solitario – come tutti i
poeti – interpella il lettore, chiedendogli di accompagnarlo per un tratto di
strada, di condividere con lui trasalimenti ed emozioni, tra "sconforti e
speranze, realtà e sogno" in "una continua tensione verso un altrove".
Nella piena e dolorosa coscienza del limite egli opta per la
meraviglia inesauribile della vita e, di fronte al trascorrere inesorabile del
tempo, egli diventa quello che ricorda.
A poco a poco, l'emozione si fa parola e la parola musica. Dopo
aver ascoltato La voce della terra (1999), dopo aver riscoperto Il volto della
memoria (2000), l'anima del poeta "dischiude incerta | la porta della vita e
della morte, sonda il mistero". Il suo è un viaggio "tra ombra e luce tra
riprese e cadute, | tra silenzio e voce. | Si fa quindi eco, | essenza di
memoria, perdita, assenza" (Il ruscello), fino a cercare "il volto di Dio che si
nasconde | dietro l'occhio vuoto della morte".
Nell'ultima raccolta – che dà il titolo all'antologia – "si
perdono le allodole nel vento" e il mandorlo in fiore non è che "una vaga
vibrazione di luce sull'orlo della notte". Come al ragno, anche al poeta è dato
di tessere una tela, "sempre oscillando tra la luce e l'ombra, | tra la spina e
il fiore, | tra la terra e il cielo", senza sapere che cosa insegua il vento e
dove finisca il passo delle ombre che noi siamo.
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Recensione |
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