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Calcio e acciaio. Dimenticare Piombino

Questo romanzo di Gordiano Lupi, di una intensità commovente, ci porta in una cittfumià di provincia Piombino, una città che vive tra alcuni poli in particolare: - Le acciaierie con le case popolari dei lavoratori; - lo Stadio Magonza dove dei giovani calciatori, giocando con passione, sognano di spiccare il volo nelle squadre calcistiche di serie A; - un centro, una piazza , gli antichi monumenti, le scuole ed il Liceo, - i bar dove la vita prende significato di incontro, i ristoranti piuttosto che le antiche trattorie dove si mangiano magnificamente delle vivande tipiche e il pesce fresco di paranza,- il cinema –i l teatro; - il Porto dove passano auto e persone che si imbarcano per l’Elba, isola che si guarda dalla terra ferma. Tuttavia, malgrado considerare Piombino città di provincia, non possiamo dimenticare di essere in una terra di antichissima civiltà e storia etrusca, e basta poco per arrivare in un luogo magico: il golfo di Baratti dove tutto il colle è un reperto archeologico. (v. il saggio : Storia popolare di Piombino dagli etruschi a Cevital di Gordiano Lupi))

Come spiega Gordiano “ Piombino è un posto che chiamarlo città pare troppo, cittadina, ricorda la scuola elementare, paese non rende bene l’idea. Insomma questa città è uno dei luoghi di provincia dove le giornate hanno tutte lo stesso sapore e il passare del tempo non lascia traccia.

Tutto questo non esclude che la vita in questa posto, o città, viva di speranze di realizzazioni e di sogni. E questi sogni e speranze possono essere rappresentate da un nonno eccezionale, in un rapporto privilegiato con il nipote Giovanni al quale racconta storie vissute della sua vita e piccole fantasie, per essere proiettate nel futuro, come valore.

La maestra spiegava le guerre puniche, mentre fuori si cominciava a intuire la primavera tra il salmastro delle tamerici e i primi fiori della agavi spinose. Giovanni lasciava correre la fantasia(…). Seguire i sogni che volano dietro i raggi di sole, immaginare il volo d’un gabbiano nei colori dell’arcobaleno, veder partire navi pirata dalle scogliere a picco sul mare (…) e lui vestiva i panni d’un soldato romano, gladio in pugno, a combattere in un’immensa pianura africana (…)

Fuori dalla scuola come sempre incontrava la realtà. C’era soltanto il nonno ad attenderlo. Nessun generale cartaginese. Nessun console romano. Niente di niente soltanto il nonno.
Com’è andata? “ chiedeva il nonno
Lui ci pensava e poi rispondeva con un sorriso. Sapeva che con il nonno si poteva parlare (…). “

Già questo spaccato ci conduce per mano verso una affettuosa condivisione che si fisserà indelebilmente nella memoria di Giovanni, qualunque fosse stato il suo destino non ancora delineato.

“Il nonno abitava nel cortile dello stesso palazzo, in un piccolo appartamento di due stanze con il bagno in cortile (…) lui non se ne sarebbe mai andato da quella vecchia casa costruita tra i fumi dell’acciaieria e le sue speranze. Troppi ricordi lo legavano a quelle mura annerite, il profumo dell’acciaio. (…)
“Annusa questo odore, Giovanni” diceva.
“Quale odore, nonno ? Sento solo puzza di carbone….” Rispondeva il ragazzo.
“ Non dire così, Giovanni. Se usi la fantasia ti verranno a mente i sogni della gente che lavora. I nostri sogni”.
Quali potevano essere i sogni dei ragazzi se non allo Stadio Magonza dove tirare in porta, contro la squadra avversaria un pallone?

Giovanni sogna, quando nella ricreazione gioca nel campetto della scuola tra gli alberi ,immagina di essere a Milano a giocare nella sua squadra preferita L’Inter.

“Non diventerò mai un uomo forte e coraggioso”, diceva al nonno.
“E perché no?” rispondeva il vecchio.
“Perché non sono come vorrei”
“Nessuno è soddisfatto di se stesso”.
“Soltanto quando sogno mi vedo invincibile e forte…”
“E tu continua a sognare”.
“Tutti mi dicono che devo affrontare la realtà”.
“Questo è vero, però è importante sognare”(…)

Ma Giovanni ce la farà, tra una partita e l’altra allo Stadio Magonza contro squadre della provincia o dell’isola d’Elba viene notato e lanciato verso una ribalta nazionale, risalendo dalla serie C , da Molfetta a Trani dove Debora s’innamora di questo calciatore scattante e lui di lei appassionatamente, dicendosi frasi di eterno amore, mentre passeggiano sul lungomare tanto simile a quello di Piombino.

E questo amore, che si perderà, come se la distanza fosse un’insormontabile ostacolo, malgrado le lettere di reciproco amore che sfumano nel tempo, per non aver voluto, lei, lasciare la sua Trani per una città sconosciuta e fredda del Nord, seguire il sogno di lui sperato da sempre e che si realizza: “ attaccante in serie A nella sua squadra del cuore ‘l’Inter’ allo stadio di S. Siro a Milano”, diverrà nel tempo un lacerante rimpianto per Giovanni.

Ma nella città dei “danée”, dove ottiene un personale successo calcistico, si lascia ( potremmo dire) sposare con una ricca donna che si atteggia a gran dama, e lui non ama essere servito a tavola come un damerino. Lui , alla fine, rimane il figlio del sogno di suo nonno. E appena il successo scema, lei se ne va con un altro calciatore, e chi se ne frega! Non era vero amore!

Torna nella sua Piombino, con gli amici di sempre, sugli spalti dello stadio Magonza, con erbe che crescono qua e là , con in tasca l’ultima lettera colma delicatezza e mai spedita a Debora , immaginandola dopo anni moglie di qualcuno a Trani al posto suo. Lettera che vorrebbe accartocciare e gettare via, ma che non può perché potrebbe rimpiangerla.

Se non lo capisci è jazz”, dice sempre il suo amico Gino che legge Baricco, si atteggia intellettuale, ama il cinema d’autore e disprezza il calcio. Giovanni non comprende come siano diventati amici, tanto sono diversi, ricorda che un giorno glielo presentò Antonella, vecchia compagna di liceo rimasta zitella. Da quel giorno lui e Gino hanno incominciato a uscire insieme. Alla base delle amicizie che nascono dopo i quarant’anni, spesso c’è la solitudine. Gino porta Giovanni ai concerti jazz in cui suonano artisti saranno anche bravi, ma chi li capisce. Gino glieli spiega e gli parla pure di Baricco, ma Giovanni è rimasto ai libri letti in ritiro, cose come “Mario e il Mago” di Thomas Mann o “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati .

Meglio concludere la serata al Garibaldi Innamorato, dove si mangia pesce fresco di paranza e una zuppa speciale Corsa. E poi…. tutto scorre

E mentre la signora Rosa, che non sopporta il calcio, si guarda quell’insopportabile trasmissione “ Domenica In “ e sfoglia un romanzo rosa; allo stadio, un tempo luogo di campioni, ora ci sono solo gli amici e poco più di 300 persone, ma quel che conta è vincere, tanto c’è Tarik che ha il vento nelle gambe che sogna di fare carriera per una casa alla sua famiglia in Marocco.

Ma quando lo sovrasta la malinconia della sua sposa e del suo bambino le gambe gli divengono molli e gli occhi lucidi.

“Che c’è Tarik? “ “ho voglia di rivedere il mio bambino l’ho visto solo quando è nato.”

Ma Tarik è troppo bravo , non si può lasciarlo in questa malinconia , occorre fare qualcosa, magari far arrivare la moglie e il suo bambino.

Con questa prospettiva Tarik torna a far volare il pallone, corre tra le gambe degli altri, è un portento!.

Insomma i ragazzini di un tempo sono cresciuti e sono diventati uomini, hanno tutti bisogno di trovare l’amore, quello vero, quello che resiste nel tempo e non si logora neppure davanti a un fortunale.

E così dopo un viaggio a Cuba, dove Paolo ha trovato nel sorriso di una bella ragazza, l’amore che ti fa battere il cuore, e, al ritorno troppa malinconia senza di lei, torna a prendersi la sua Celia e la porta a Piombino per farla sua moglie, solo così può continuare a guardare i gabbiani in volo, le tamerici , le onde del mare che si frangono contro le scogliere di questa città che diventa: un paradiso ritrovato di memorie che riaffiorano sia pur con una melancolia sopportabile.

Concludo dicendo che questo libro è un capolavoro, una perla rara, che nasce solo da un animo delicato e dalla mente sapiente e poetica di uno scrittore straordinario: Gordiano Lupi

Gordiano Lupi (Piombino 1960).
Collabora con La Stampa di Torino. Dirige le Edizione del Foglio Letterario. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz e Yoani Sanchez. Ha pubblicato molti libri monografici sul cinema italiano. Tra i suoi lavori: Cuba Magica- conversazioni con un santéro ( Mursia, 2003), Un’isola al passo di son- viaggio nel mondo della musica cubana ( Bastogi 2004), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana ( Stampa Alternativa, 2006, Mi Cuba ( Mediane, 2008), Fellini – A cinema greatmaster ( Mediane, 2009),. Una terribile eredità ( Perdisa, 2009, Fidel Castro- biografia non autorizzata (A.Car, 2011), Yoani Sanchez- In attesa della primavera ( Anordest, 2013). Tra i suoi ultimi progetti, c’è la Storia del cinema horror italiano in cinque volumi. Cura la versione italiana del blog Generaciòn Y della scrittrice cubana Yoani Sanchez e ha tradotto per Rizzoli il suo primo libro italiano: Cuba libre – Vivere e scrivere all’Avana ( 2009) Ha tradotto – per Minimun Fax- La ninfa inconstante di Guillermo Cabrera Infante.
Calcio e Acciaio Presentato al Premio Strega 2014
Miracolo a Piombino- Storia di Marco e di un gabbiamo - / 2016) Primo Premio Citta di Carrara
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1986 si è laureato in Giurisprudenza all'Università di Pisa. Nel 1999 ha fondato, insieme a Maurizio Maggioni e Andrea Panerini, la casa editrice Il Foglio Letterario. Esperto di cultura cubana, nel 2000 ha cominciato a tradurre i romanzi di Alejandro Torreguitart Ruiz, successivamente nel 2009 ha cominciato a tradurre il blog di Yoani Sánchez[1], alcune opere di Félix Luís Viera (La patria è un'arancia), José Martì (Le fiabe de L'età d'oro, alcune poesie), Heberto Padilla (Fuori dal gioco), Virgilio Piñera (racconti da Cuentos completos e le poesie de Il peso di un'isola), Guillermo Cabrera Infante (La ninfa incostante). La sua attività giornalistica vede collaborazioni con le testate La Stampa, Futuro Europa e il Corriere Nazionale.
L'altra sua attività è nel campo del cinema italiano. Ha scritto opere divulgative dedicate a personaggi del nostro panorama culturale come Federico Fellini[2], Joe d'Amato, Lucio Fulci, Ruggero Deodato, Tinto Brass, Enzo G. Castellari, così come divi e dive quali Tomas Milian, Gloria Guida ed Edwige Fenech. Dai suoi racconti Cappuccetto Rosso, Il prete e Gli scacchi della vita, il regista pugliese Stefano Simone ha tratto i lungometraggi Cappuccetto Rosso, Unfacebook e Gli scacchi della vita.
Per due volte presentato al Premio Strega, con Calcio e acciaio (2014) e con Miracolo a Piombino (2016).

* Direttore de Il Foglio Letterario

Recensione
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