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Conversazioni con uno sconosciuto
Una triangolazione d’amore dai tanti colpi di
scena tra soggettività e oggettività del vivere
Questo romanzo di Angelina De Luca (Conversazioni
con uno sconosciuto,
La Spezia, 2021)
nata a Cosenza nel 1971, di professione Avvocato e Vice Procuratore, per il
particolare taglio, che interseca la sfera lavorativo professionale con quella
affettivo relazionale e esistenziale e dei protagonisti della storia narrata e
dell’Autrice, potremmo collocarlo a metà strada tra un’opera di pura fantasia
letteraria e un’opera che, pur collocandosi nell’area umanistico letteraria, non
disdegna spunti saggistici con interventi di squisita giurisprudenza e pagine
specifiche che richiamano o rimandano alla legislazione civile e penale, per
come è nella quotidianità professionale e lavorativa di Angelina De Luca. Un
lavoro che, potremmo ipotizzare, trascina con sé non pochi spunti, similitudini,
accostamenti e rimandi di dati autobiografici e che contribuisce a farci meglio
conoscere e gettare luce sulla personalità e il modo di sentire e tradurre in
parola lo spirito interiore dell’Autrice, per quell’inevitabile meccanismo
psicologico, come gli psicologi sanno bene, di introdurre, e non potrebbe essere
altrimenti, nelle storie della narrazione, dati e vissuti, memorie e particolari
stati dell’Essere di chi scrive. Magari l’Autrice del romanzo, in un suo
intervento, quando vorrà, potrà meglio chiarire le eventuali connessioni tra
vissuti e esperienze personali e impegno della scrittura letteraria, cogliendo
anche l’occasione per farci conoscere il suo particolare punto di vista
sull’amore travagliato dei due protagonisti principali, Lorenzo e Elena.
A me il compito di supportare la lettura data con i contenuti del romanzo.
Andando al processo di Irina e Mattia, un amore travagliato nel quale Irina
denuncia di maltrattamento il suo compagno, Elena, l’Avvocato difensore, che è
il primo protagonista principale di tutto il romanzo, in attesa dell’udienza
aveva spiegato a Mattia che, sicuramente, davanti alla loro consulenza
difensiva, sarebbe stato nominato un perito del Giudice, che avrebbe dovuto
procedere, per suo conto, alla trascrizione della conversazione ed alla
comparazione delle voci. Giuridicamente era corretto e infatti così avvenne. Due
mesi dopo Mattia venne prosciolto (cfr pg 39). Questo sesto capitolo del
libro anticipa, come troveremo nel Capitolo decimo, la storia di Lorenzo,
secondo protagonista principale e centrale del romanzo. Vorrei sottolineare come
questi passaggi richiedano una precisa conoscenza giuridico legislativa e del
procedimento processuale che avvalorano la competenza e la bravura dell’Avvocata
Elena, che chiaramente si avvale, nella scrittura, delle competenze lavorative
del Procuratore Angelina De Luca. Certamente, niente di meglio, per non
incorrere in errori in materia processuale, per come nei contenuti di tutto il
romanzo, breve e che lascia molte aperture per lavori successivi. Con Lorenzo,
accusato di omicidio, e la richiesta di poter assumere la sua difesa avanzata
dal collega e amico Valerio Martini, Elena si trova a dover fare i conti con il
suo passato. Lorenzo ha bisogno di te, è stata la frase di Valerio,
secca e diretta, e questo gettò Elena in uno stato quasi confusionale.
Lorenzo … Un nome che aveva rimosso e che come un temporale estivo,
inaspettatamente, stava scatenando tutta la sua forza dirompente, travolgendola
(cfr pg 57, cap. 10).
Elena, stimata professionista, felicemente sposata con l’infermiere
neurochirurgo Andrea, ligia al dovere e sempre attenta ai suoi utenti, scopre
d’un tratto la sua fragilità e il peso della storia e della memoria, dei ricordi
personali e dei vissuti, delle conoscenze e sentimenti giovanili, soprattutto
contatta la sua umanità, il suo essere sì affermata professionista, ma
soprattutto moglie, amica, donna … che ama e che vive l’intensità del suo
complesso mondo interiore. Un mondo che guidato dal suo Mentore, il dominus,
fermo sulle parole guida di Tratta i clienti come i tuoi peggiori nemici se
vuoi avere il loro rispetto, perché saranno loro i primi a voltarti le spalle
quando le cose non andranno come speri. Li devi difendere con professionalità e
con distacco. Questa è la prima regola del nostro mestiere (Pg 9), si
risveglia di colpo sulle titubanze e perplessità del sentimento e della
soggettività di rispondere a interrogativi impegnativi del proprio lavoro e del
proprio modo di condurre la vita.
Qui è lampante, come avviene di solito, l’aiuto che proviene dall’Incipit
del libro:
Andrea Romani era un uomo che non
sapeva dire di no, quando si trattava del suo lavoro o di lei. … Dopo quindici
anni di professione, Elena … Sapeva di riscuotere stima e ammirazione, per la
sua preparazione e la serietà con cui affrontava i processi … Quello che, però
Elena non riusciva proprio a fare, era distaccarsi dai problemi “degli altri”.
Ogni caso diventava il “suo” caso. Ogni cliente, inevitabilmente, un amico. Più
che un approccio da avvocato, il suo era quello di uno psicologo. Voleva entrare
nella testa delle persone
(cfr pg 7-9).
Una donna sensibile, attenta non solo all’oggettività dei contenuti processuali,
ma anche alla condizione esistenziale delle persone che a lei si affidano. Una
donna disponibile al confronto e al dialogo, soprattutto interno, che non
rifugge le situazioni difficili e del suo lavoro e della quotidianità del
vivere. Sicuramente non superficiale, lascia molte aperture agli accadimenti
della vita, capace di coglie e chiedersi i motivi provenienti dai segnali della
fenomenologia esperienziale. Questo era Elena allorché controllò il suo
fascicolo di studio, mise in ordine le citazioni dei testimoni poi prese il
cellulare per assicurarsi di averlo impostato in modalità silenziosa. Vide che
c’era una notifica sul simbolo di Facebook e distrattamente vi cliccò. Era una
richiesta di amicizia inviatale da un certo Alessandro Valeri. Elena era molto
selettiva nello scegliere gli amici … Il nome Alessandro Valeri non le diceva
niente. Venne, però, colpita dal logo del profilo: un primo piano di una
splendida tigre asiatica. Elena adorava i felini, soprattutto i gatti e le tigri
(cfr. pg 10).
In questo spazio, a volte contraddittorio, illogico e irrazionale, ma pur
vivido, ricco, stato nascente di una vitalità e verità che emerge e
s’impone in tanti modi diversi: come realtà virtuale, autenticità di relazione e
scambio comunicativo tra persone sconosciute, valore iconografico, segnico,
simbolico, espressione magica e creativa del cuore e dell’anima, e che connota
l’universo personale di ogni singola persona, si incontrano e si scontrano
verità taciute e sostanziali della vita complessiva di ogni Persona; è spazio e
tempo di osservazione, di riflessione e di studio, di ricerca psicologica e
terapeutica, di fenomenologia antropologico esistenziale, dove Donald Winnicott
colloca gli oggetti transizionali, nello sforzo evolutivo dell’Io di
distinguere tra sfera della soggettività e realtà oggettiva; anche spazio di
quell’indeterminazione in cui si rimane allorché si vogliano precisare e
delimitare confini netti tra istanze e azione della sfera dell’Io e
dell’Inconscio, indagate da S. Freud; luogo dove si ritrovano e si ricompongono
le ragioni del processo creativo della fantasia, dei simboli e dei sogni
d’ognuno, nello sforzo di avvicinare e armonizzare aspetti opposti della vita
passionale, dei motivi apparentemente irrazionali che cozzano con l’ordine della
logica razionale. Qui giova anche accogliere e confrontarsi con un caposaldo
della psicologia analitica che riguarda le dinamiche intrapsichiche dell’essere
umano e che si regge sulla falsificabilità di ogni concezione meccanicistico
fatalistica o pura casualità degli eventi. Certo è che quando s’affaccia la
necessità di porre ordine e sistemare vissuti e vicende esistenziali, a ragion
veduta, alla fine dei conti, tutto deve quadrare, deve cioè acquistare senso e
significato all’interno della coscienza del soggetto, della persona, del suo
mondo e dell’universo nel quale orbita e conduce la sua vita. Ecco allora il
punto, il momento preciso nel quale la musica cambia, allorché l’estro creativo
dell’individualismo soggettivo, lo sconosciuto, la virtualità, l’irrazionalità,
deve cedere il passo all’oggettività del mondo reale, con le precise regole del
vivere e le scelte e decisioni trattenute nella memoria dei ricordi.
Nella coscienza dei protagonisti del romanzo, di Elena, di Andrea, di Lorenzo,
ricompaiono allora con forza i segni e i sensi i movimenti dell’anima mossi
dalle conoscenze significative, dalle amicizie avviate durante gli anni
universitari, con l’esattezza, riguardo ai protagonisti della narrazione
letteraria quando ad una festa, mentre stavano suonando un lento, Elena si
ritrovò tra le braccia di Lorenzo. Passarono tutta la serata insieme, a
parlare, a ballare, a scherzare. Era come se si conoscessero da sempre. Avevano
idee coincidenti in fatto di libri, di film, di musica, perfino di sport.
Entrambi erano animalisti convinti … erano come due facce della stessa medaglia,
coniate per formare un corpo unico… Alla fine della festa Lorenzo chiese ad
Elena se potesse telefonarle ed Elena acconsentì. Da quella sera Lorenzo entrò
nella sua vita, nonostante portasse all’anulare sinistro la fedina del suo
fidanzato Andrea (Pg 64-65).
È chiaro che in ogni forma di triangolazione non si sta mai bene ed Elena è
stata molto dibattuta tra l’amore per Andrea e la passione per Lorenzo. Non si
lasciava andare a vivere pienamente nessun rapporto ed era infastidita,
tormentata, da un profondo senso di colpa nei confronti di Andrea, al quale non
aveva rivelato nulla della sua nuova amicizia. Nemmeno ora nonostante Elena
fosse sposata con Andrea aveva rivelato nulla del suo dialogo segreto su
Facebook con Alessandro.
Alla fine però tutto ritrova il suo posto. E tutto ritorna. Gli incontri con
persone sconosciute, i dialoghi intimi, leali, che s’intrecciano con loro, la
sensazione di ritrovarsi tra anime gemelle .. tutto dell’intricato mosaico che
noi ci costruiamo all’esterno arriva il momento che tutto si chiarisce, così
come nella storia di Elena, chiamata a difendere in un processo penale il suo
intimo amico Lorenzo. Man mano che i tasselli si ricomponevano Elena finalmente
capiva perché fosse rimasta così attratta da Alessandro, nome sconosciuto
dall’animo vicino che l’aveva condotta ad accettare l’amicizia virtuale senza
riflettere, perché: Non aveva trovato un amico, diventato quasi
indispensabile per la sua vita, aveva, inconsciamente, ritrovato Lorenzo, in
ogni parola che Alessandro scriveva (Pg 76).
Arriva il momento della Verità. Il momento di guardarsi allo specchio e
assumersi le proprie responsabilità, senza più nascondersi. Quel momento per
Elena e per Lorenzo era arrivato con la richiesta di Lorenzo di poter essere
difeso da Elena e solo da lei, dall’orrenda accusa di omicidio. In prigione i
due con lealtà e piena apertura si dissero l’amore che ognuno provava per
l’altro e il sacrificio che costò a Lorenzo la decisione di farsi da parte per
non essere d’intralcio alla felicità della persona amata. Nel parlatoio
stringendosi le mani dal vetro, e con gli occhi che esprimevano tutto l’amore
che provavano, l’uno per l’altra, e tutto il dolore di non essere riusciti a
viverlo fino in fondo, Elena giurò a Lorenzo che non l’avrebbe
abbandonato al suo destino, che lo avrebbe fatto uscire da lì. Lorenzo, così
profondo, così altruista, così sensibile, non poteva essere un assassino e
doveva dimostrarlo (Pg. 79). Gli elementi processuali, utilizzati con
competenza e professionalità della Procuratrice Elena, riuscirono a dimostrare
l’innocenza e l’estraneità ai fatti di Lorenzo.
Le due pagine conclusive del capitolo sedici che chiudono il romanzo sono così
colme di sentimento e d’amore che la stessa parola diventa poesia, tutta la
leggere e per lasciare spazio alla magia del dialogo con l’anima, e con quella
di una voce sconosciuta, quella propria d’ognuno quando accade, capace di
attivare energia amorevole, empatia e reciprocità, per come nelle
Conversazioni con uno sconosciuto della scrittrice Angelina De Luca, dove,
nelle vicende narrate, è riuscita a trasfondere il meglio della sua ricchezza
interiore. Ecco uno stralcio, ma varrebbe leggere le due pagine per intero,
scelto, secondo la mia sensibilità, come conclusione del mio intervento:
Il treno era in procinto di
partire… Lorenzo accennò un saluto con la mano. Elena gli mandò un bacio e girò
la testa… Come vent’anni prima, l’attendeva Andrea, la sua vita con lui… Non
provava nessun senso di colpa… Non aveva tolto niente ad Andrea, anzi … La sua
vita riprendeva, regolarmente, il percorso che lei stessa aveva tracciato …
ricevette un messaggio. Era Lorenzo … Elena ripose il cellulare in borsa e
raggiunse Andrea
(cfr pg 93-94).
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Recensione |
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