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Dalla parte dell'educazione
In un mondo senza punti di riferimento
l'educazione si concretizza anche come capacità
di recuperare e creare bellezza

Oggi, in un momento così importante per la storia dell'uomo, in cui tutto sembra andare in frantumi, in cui non ci sono più punti di riferimento certi e ogni cosa, ogni costrutto normativo viene attaccato e demolito; oggi in cui impera la guerra e il terrorismo, offrendo un indice indiscutibile della pericolosità che, potenzialmente e in atto, noi umani portiamo dentro e siamo capaci di agire, lasciandola esplodere in forma devastante e animalesca... oggi più che mai c'è bisogno di parlare di Educazione e mettersi dalla parte di chi non giudica, di chi non fa finta di niente, come se nulla stesse succedendo, di chi non sta semplicemente a guardare; oggi è urgentemente necessario recuperare il senso e il valore dell'educazione e mettersi dalla sua parte.

Mettersi dalla parte dell'educazione, a mio modesto, ma pur competente, parere (sono da trent'anni e passa impegnato nel campo dell'educazione attiva, della psicologia dell'infanzia, dei processi sociologici e delle dinamiche profonde dell'inconscio, ovvero verso la conoscenza dei processi che agiscono a favore dell'adattamento, della piena integrazione e del sano sviluppo del bambino) oggi significa e vuol dire mettersi dalla parte dell'uomo che non ha perso il rapporto con la propria coscienza e trova la giusta energia per risalire la china e per riscattarsi da tutta una serie di ritardi, di ostacoli e di minacce che incombono sul mondo dell'infanzia, in ogni parte del mondo. Vuol dir anche assumersi il ruolo genitoriale, rispetto ad un'infanzia orfana e smarrita, triste e disagiata, che reclama il soddisfacimento dei propri bisogni (ad ogni livello, da quello fisico, affettivo e psichico a quello esistenziale e spirituale) e desidera crescere ed evolvere verso una progettualità inedita e di costruzione di bellezza, che è quella che assegna loro la vita e che individua il pianeta terra come il più straordinario evento creativo dell'universo.

Educazione è, in quest'ottica, ritrovare il lume della ragione e abbandonare ogni segnale di bruttezze, per sostenere, far crescere e incentivare invece una radice artistica e di bellezza comunicativa e formativa, debellando ogni debilitazione e degrado, che porta l'uomo a perdere la bellezza della nascita e ad abbrutirsi man mano che si avvicina alla morte.

Educazione si configura, quindi, come capacità di riprendersi questa bellezza andata persa e apprendere l'arte per recuperarla e ricrearla tutte le volte che occorre, attraverso un processo di nascita e di rinascita, nascendo cioè tante volte, ogni giorno se occorre, con l'intento di trasformare le bruttezze in bellezza. Si nasce, infatti, con una disponibilità completa di apertura e di fiducia verso di sé, verso l'altro e la vita, ma poi... gradualmente, sotto il peso dei traumi e degli accadimenti negativi, si batte in ritirata, ci si corazza e ci si chiude in mille modi, abbandonando il rapporto e la vicinanza con questa nostra parte sana e vitale.

Negli anni, passando dalla famiglia al mondo sociale, ai rapporti lavorativi, allo scambio politico, culturale e artistico, invece di ampliare le proprie vedute e le proprie potenzialità di arricchimento reciproco, assistiamo ad un depauperamento, ad un indebolimento, ad una contrazione della nostra energia, del nostro slancio vitale, che porta ad una graduale caduta dell'impegno eticomorale e all'accentuazione di forme di deresponsabilizzazione e di conflittualizzazione delle relazioni e dei contesti comunicativi e organizzativi.

Tutto ciò spinge l'uomo lontano dal suo compito educativo, perché impegnato a contrastare le bruttezze, tirando fuori:il peggio di sé: gelosie, invidia, reattività, aggressività, conflitto, ansia, distruttività, imposizione, controllo, ecc. D'altronde, il burnout, il mobing e tutta una serie di sindromi e patologie a carattere psicosomatico (che testimoniano unwinfantinite" cronica, potremmo dire, dei rapporti in cui viviamo) sono proprio malesseri dei nostri giorni.

Il tema rischia di coinvolgermi più di quanto io stesso desideri, perché credo fermamente all'importanza di ampliare e rilanciare oggi il dibattito educativo su visioni e angolature varie e per molti versi nuove; ma ciò che più qui mi preme sottolineare è il ribadire il valore strutturale e di base che l'educazione, come processo formativo della persona, mantiene rispetto ad ogni altro e ulteriore processo evolutivo di sviluppo. L'educazione è cioè il fondamentale diritto naturale di ogni essere umano, il presupposto per acquisire gli strumenti e l'accesso ai mezzi della sua stessa crescita e maturazione, e che richiede, oltre che una buona scuola, soprattutto una sana vita familiare e sociale, con dei lunghi di lavoro eticamente orientati, indirizzati e spinti dal desiderio di verità e giustizia, per far avanzare l'individuo in una progressione, prima ancora che economica, di libertà, di bellezza e di amore. Una visione utopica della realtà? No, almeno per quanto mi riguarda e che, esistenzialmente, coinvolge tantissime altre persone, centrate su questi stessi valori, impegnate a tradurli in atti della vita quotidiana.

Questa è una grande sfida educativa, formativa e "valutativa" per l'uomo del prossimo futuro, e noi possiamo fin da ora contribuire a renderla realizzabile, attraverso il nostro impegno democratico delle buone prassi e di cittadinanza attiva, di sviluppo sostenibile, che parta prima di tutto dal riconoscimento e dal rispetto dell'infanzia.

Accogliere e ritrovarsi negli ideali e nei valori di questa visione, significa cambiare necessariamente il proprio modo di pensare e dì vedere le cose, cambiare cioè gli schemi cognitivi di riferimento, come capacità, propria dell'uomo, di essere educatore e educando. di educarsi e trascendersi rispetto ad ogni nuova acquisizione, secondo il principio evolutivo del divenire e secondo una vita artisticamente e creativamente indirizzata sulla base educativa e formativa delle leggi della vita.

Quanto da me fin qui affermato trova le sue migliori espressioni teoriche e metodologiche. portate avanti e approfondite negli anni, da una parte, nel movimento di Antropologia personalistica esistenziale e del Dipartimento di Pedagogia sophianalitica, sviluppati dalla Sophia University of Rome (SUR) e dal suo creatore Antonio Mercurio, con il vivace contributo di ricerca e di esperienza che arriva da tutti gli altri Istituti avviati in Italia. in Europa e nel resto del mondo. Si ricordano qui in special modo l'Istituto di Antropologia Personalistica Esistenziale e Psicoterapia Sophianalitica (IPAESUR) di Cosenza, fondato e diretto da Bruno Bonvecchi e Ombretta Ciapini; il Movimento di Educazione Attiva, sviluppato e portato avanti dai Centri di Esercitazione ai Metodi dell'Educazione Attiva (CEMEA). che agiscono in Italia e nel mondo, con il significativo contributo del Centro Cemea di Milano (fondato negli anni Cinquanta da Bice Libretti e ora diretto da Marco Pioli) e più recentemente della Federazione Italiana dei Cemea, attraverso i loro presidenti Gastone Tassinari. Andrea Canevaro e Clotilde Pontecorvo.

In definitiva. mettersi dalla parte dell'educazione significa. a mio modo di vedere, trovare valide guide e valori nuovi da sostenere e far crescere. idonei a diventare punti fermi di riferimento e indirizzare l'agire e i comportamenti dell'uomo che si trasforma e che, nel modificarsi, cambia se stesso, gli altri e la vita comunitaria e sociale, in un processo di amplificazione successiva, individuale e corale, che cammina, evolutivamente, sia in direzione ontogenetica che filogenetica.

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