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Rudi De Cadaval, apprezzato e stimato autore dei nostri
giorni, costante presenza del dibattito letterario e poetico, interviene ora
con la sua ultima creatura Mi assolvo da solo,
suscettibile di qualche aggiustamento grafico e editoriale. In quest'opera
poetica De Cadaval, usa un linguaggio maturo, dal verso ora breve ora lungo,
comunque sciolto, leggero e comprensibile, che si carica di ,figurazioni
simboliche
e fa uso dell'energia e della forza che si sprigiona dalla metafora. Ne
risulta un verso robusto pregno di significazioni esistenziali e che scava
nell'interiorità, fino alle radici, dove il poeta non ha paura di cogliere e
confrontarsi con la propria fragilità di uomo, per sapersene poi allontanare
e riportare il suo contributo alla vita. Un'opera. quindi, interessante e che
è un utile contributo, per comprendere e penetrare, con più partecipazione e
chiarezza nel complesso mondo decadavalliano, soprattutto sul suo versante
esistenziale e spirituale. Un'opera in cui il poeta, con equilibrio e
responsabilità, si muove sul filo della memoria e in compagnia del tempo, ora
per rivisitare le note tristi dei periodi bui della propria vita e chiedere ai
ricordi il senso di ciò che accade; ora per scoprire e riconfermare alla vita
tutta la sua voglia di esserne partecipe e continuare ad offrire il suo
prezioso contributo, per l'affermazione della pace e dell'amore. Un libro di
poesie nel quale l'uomo e il poeta camminano insieme e De Cadaval non si
risparmia in sincerità e macerazione interiore, e che fin dalla prima poesia
mantiene un tono elevato nel dettato poetico. In Tela della mia vita,
dedicata a Claudia. c'è già, infatti. il nucleo del messaggio spirituale
d'amore, che poi l'autore svilupperà per tutta l'opera, in un crescendo di visione allargata, che include la propria ideologia del programma di pace e di
incontro con l'altro. sia esso l'espressione dei nostri fantasmi inconsci,
sia l'uomo straniero e dilaniato dalla guerra. ovvero il popolo oppresso da
interessi politici o economici. La tela, in bianco e nero, diventa allora la
metafora della vita, che acquista gradualmente i colori. mano a mano che il
cuore si apre ai profumi e alla bellezza della donna, capace di ridare sapore
e vigore alla vita. Il grigio spento della luce interiore diventa così
l'esperienza di sofferenza e di dolore, da cui possono ripartire i progetti
creativi, che De Cadaval ci fa conoscere attraverso questo libro. Nessuna
oppressione è eterna, titola il poeta e poi, con lucidità visionaria, ripercorre
strade che dalla morte riportano alla vita come metafora di un percorso
evolutivo e esistenziale: "...Sotto strati di terra il figlio | calpesta il
padre, la figlia partorisce sulla tomba | della madre. | Spiriti fluttuano sui
tetti | con una grande tenda di silenzio e sangue riparano i vivi | dall'alta
marea dell'elemento...", pp. 9-10. E ancora, in Frutto di ventre così il poeta
confessa: "Nato in casa della morte, | bruscamente svegliato da nulla, | sarai
l'unico amico del tuo esilio, | ...Ti sei svegliato da un cieco sonno...|...e
non confermare nulla tranne la tua esistenza..." pp. 11-12. Poesie che, certo,
meritano di essere lette per intero e essere meditate; poesie ehe necessiterebbe commentare più completamente, per godere di tutta la loro
bellezza e forza espressiva: "...Sulla porta che schiudeva | tratti di volto: Camillo,
Neida, Elio, Lionello... | La Signora della notte ti incarnò in sé. Nel bosco
dei morti, | nel bosco delle lingue morte si perse il libro del tuo corpo..."),
p. 14. In sostanza "non mi riguarda più, quel penetrante | gelo della canna
accostata alla mia bocca | il 12 dicembre '44, | non mi riguarda più...", può
dire con distacco il poeta e... Mi assolvo da solo egli afferma con piena
autonomia e autoconsapevolezza di essere un valore per sé e per gii altri, da
scambiare e completare in un abbraccio di coralità, che diventa dettato
spirituale cosmico, dove il singolo scompare per vivere e ritrovarsi
nell'eterno ("...quando... nulla di noi resterà... noi rivivremo... e saremo
l'acqua del fiume... innamorati seduti sulla riva... per portarvi più in alto
di voi stessi.), p. 31. L'impegno è, dunque, più che civile, più che umano.
perchè è impegno poetico di sacralità e di universalità cosmica, che vince
sull'effimero e sulla contingenza del vivere, per diventare parola eterna
("...voglio alzarmi e andare | alla terra perduta | dove le anime soffiano
scrivendo sull'acqua."), | |
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Recensione |
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