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Ci vediamo al JamaicaE’ un amalgama tra fiction e realtà che rende omaggio a un periodo storico della cultura milanese degli anni sessanta, noto come Caffè degli artisti. E’ un forte, fresco, intenso panorama, strettamente legata a Brera.
Essa per vero dire non ha altro in animo di far nascere un po’ di buon umore. Siamo stanchi di ore serie, di giorni accigliati vengano avanti i cantori dell’umorismo. Comunque lo ottengono, si daranno i benvenuti. In fin dei conti l’uomo non è venuto al mondo per stare seduto cogitabondo, a meditare gli enigmi della sua disgraziata carcassa. Il pensiero degli esseri umani basta malamente per intendere le cose della vita: studiamo pure le altre, ma di questo sopra tutto accontentiamoci. E siamo gli uomini riconoscenti a quanti che invece si andare spargendo per terra i tetri castighi dell’Apocalisse, interpretano con una certa amabilità di sensi questa gioconda seccatura dal dover vivere, e nei giorni di sole, e nelle notti piene di stelle ci regalano quello che ancora v’è di più dolce sulla terra: un fuggente sorriso. Vengano avanti i cantori della gioia! Non della gioia ubriaca, villana, deleteria; ma dell’amabile gioia di sorridere, che il vivere contempla con un benevolo senso di spirituale rassegnazione, e che allieta le sventure degli uomini senza far male ad anima viva. Riassumendo, “ Ci vediamo al Jamaica” in effetti vivace, esaltativa e critica e serena successione di un lontano periodo storico, con considerazioni mordenti e piacevoli, con richiamo ad attrattive curiosità e artisti singolari. C’è dappertutto uno scintillio di immagini, che sembra una favolosa festa. Tutti i rompitori di scatole, d’ogni specie, modello varietà hanno avuto per lungo tempo ragione? Ma ben vengano i libri che regalano un po’ di sorriso. Jamaica, infine, è una bellissima macchina dell’amicizia (Emilio Tadini). Un abbraccio grande grande grande da Reggio Emilia |
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