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Atmosfere. Dal mito alla storia
Daniela Quieti con
questo libro in cui raccoglie proverbi, filastrocche, leggende, culti,
superstizioni e modi di dire di un tempo che fu, crea delle vere e proprie
atmosfere particolari. Si rimane conquistati dal suo narrare schietto e genuino
nella “riscoperta e valorizzazione dei molteplici aspetti della cultura e delle
tradizioni storiche, mitiche e popolari per conservarne la memoria e riproporne
le peculiarità ai lettori contemporanei, soprattutto alle giovani generazioni”,
come scrive Ubaldo
Giacomucci nella
introduzione.
Il proverbio è un detto sintetico che ha, o a cui si intende dare,
valore di principio universale. L’autrice ci conduce per mano attraverso uno
straordinario viaggio nel tempo tra suggestive atmosfere, odori, sapori e luoghi
dimenticati. Ci ritroviamo così ad ascoltare il rumore dei ruscelli, il
frusciare delle foglie sugli alberi, lo scoppiettio della legna che arde nel
camino, tra storia e mito, sacro e profano, divino e terreno. E così ci troviamo
a riscoprire la bellezza e la saggezza dei proverbi che rimanda anche alla
sapienza dei proverbi di Re Salomone. “Le ore del mattino hanno l’oro in bocca”
ci ammonisce a fare buon uso delle ore mattutine, così come: “Acqua passata non
macina più” perché l’acqua ormai passata appunto oltre la ruota del mulino non è
più in grado di far muovere la mola e perciò di macinare il grano.
È così anche
per fatti e avvenimenti che non hanno più effetto dal momento in cui sappiamo
che non si ripeteranno più. I proverbi sono tantissimi: “Chi semina vento
raccoglie tempesta” e “Chi dorme non piglia pesci”, ma anche “Una ciliegia tira
l’altra.” Una lettura molto piacevole dal sapore di pane, farina e olive, di
cose buone per il palato, ma soprattutto per l’anima, che ci ricordano che “la
parola è d’argento, il silenzio è d’oro.” A questo proposito l’autrice ci
ricorda il dannunziano canto “La pioggia nel pineto”: “Taci. Su le soglie del
bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano
gocciole e foglie lontane…”.
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Recensione |
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