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Considerazioni sui testi relativi all’Inserto Fondazione Piazzolla in Fermenti 240 (2013)È da sottolineare che “Fermenti” viene pubblicata in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma, presieduta da Velio Carratoni, che ha all'attivo numerosi testi di autori europei ed internazionali (www.fondazionepiazzolla.it). Nell’Inserto della Fondazione sono inserite le sezioni: Poesia, Interviste, Notizie, Manifestazioni. È doveroso sottolineare la varietà e la vastità dei materiali artistici e critici, tutti connotati da elevata qualità, caratteristica che, nell’ambito letterario italiano, ne fa un caso unico. In Interventi risultano scritti dedicati alle attività della Fondazione. Turbamenti di illusoria attesa ed egemoni menti, di Domenico Cara, “Assoluto” e “Regno della Presenza” nella poesia di Marino Piazzolla, diEmiliano Alessandroni, Un difficile rapporto con il mondo reale, di Lucio Zinna e Hudemata, la prima parola, di Canio Mancuso. In Poesia due composizioni stimolanti: L’urlo/ Forse è il mostro cosmico. In Interviste: l'autore a Radio France Culture (1978, terza parte). In Notizie Il senso del limite, Su A. Delfini a cinquant’anni dalla morte. In Manifestazioni Presentazione Rivista “Fermenti” n. 239, Volumi pubblicati con il contributo della Fondazione, Audio e video pubblicati sul sito www.fondazionemarinopiazzolla.it . Scrive Domenico Cara “che è divenuta un’occasione continua, e probabilmente a tentazione perenne, riportare testimonianze critiche elaborando testi saggistici per approfondire storia, significati, sviluppi critici sul poeta. La rivista “Fermenti” ha pubblicato gli atti di due recenti convegni dedicati al poeta appulo – romano, la cui vicenda è a conoscenza di molta parte di presenze culturali attive in varie località. Nel volume in questione che ha per titolo Ci stiamo abituando all’inferno, pp. 270, 2012, Roma, sono inseriti interventi, a campionatura preziosa, organizzati, per il centenario della nascita (aprile 2010), svoltisi all’Università “Carlo Bo” di Urbino, e il 12 maggio dello stesso anno alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Tra gli altri relatori ci sono Gualtiero De Santi e Donato Di Stasi. Nel tomo gli ospiti evidenziano i segni delle energie artistiche del poeta, la cui soggettività ed emotività sono al centro dei suoi valori culturali ed espressivi, che probabilmente non bastano all’assenza continua della critica d’altro versante. quasi più assoluta, indifferente agli strumenti creativi e critici di un iter mentale e – forse - individuale e arbitrario, o fuori quadro dalle dinamiche metodologiche di un primo Novecento diverso, o di un secondo Novecento addensato dai riverberi poco graditi alle ascendenze di coloro che – nella stessa tragicommedia – sono rimasti lontani da lune nuove e dalle ricerche scritte di Marino, mal condannato da intelligenze della società contemporanea, senza torti, né estranei corpi legati ad eventuale dilettantismo, o da elementi di inadatta misura riflessiva. Nel volume, le filosofie e le favole, i temi, i sogni, le essenze dell’ingegno, le collaborazioni italo – francesi, ogni altra fascinazione giovanile, sono coinvolti per ogni onesta e migliore identità dello scrittore, e i suoi archivi sensibilmente riescono a conservare una vocazione invidiabile, probabilmente non fortunata, malgrado altre referenzialità di fato e di divergenze solerti. Ma i percorsi sono rivissuti e redatti attentamente, e a rilevanza davvero non abituale nella geometria delle visioni che attraversano abitualmente il destino di un “contemporaneo” non di poco conto, e mai distratto dal fondare strategie decisamente consapevoli e decise o senza molta innocenza. Il transeunte, ispessito da innumerevoli notizie, aneddoti parziali, richiami di persistenti usi nei riguardi del suo futuro non mancante; e i discorsi sono molteplici, mai azzardati per una “maggior gloria”, che – dopotutto - manca a troppi isolati, in esilio non provvisorio, secondo le volontà di una superba critica che non è proprio adeguata, malgrado contino di più altri valori materiali e non spirituali”. Cara ci fa intendere l’importanza del dovere etico della critica contemporanea, militante e accademica, nella riattualizzazione del nostro, che non è stato solo un poeta e un critico, ma anche un pensatore di grande finezza e complessità, come si evince, tra l’altro, dai suoi contatti e scambi culturali con María Zambrano, oggi considerata una delle più importanti pensatrici del Novecento, non solo nella sfera europea. In Marino Piazzolla a Radio France Culture, con introduzione di Donato Di Stasi, di prossima pubblicazione integrale, leggiamo che “nel maggio1978 Marino Piazzolla veniva intervistato nella sua casa romana e in altri luoghi suggestivi da due illustri giornalisti per conto della Radio francese. Si tratta di un documento di notevole significato (l’espressione non contiene nessuna enfasi o iperbole figurale) per la ricchezza e la varietà dei temi trattati, per la vastità degli orizzonti culturali che la voce preziosa di Marino Piazzolla riesce ad evocare Ne scaturisce la figura di un intellettuale di tipo rinascimentale, i cui interessi spaziano dalla filosofia all’antropologia, dalla critica sociale al misticismo, dalla critica d’arte alla saggistica letteraria. Sempre pronto ad incalzare i suoi interlocutori, Marino Piazzolla disegna di sé un ritratto a tinte forti, collocandosi nel novero degli scrittori destinati a rimanere. Gli incontri sono durati circa una settimana. Al mattino si girava per i musei e i monumenti, il pomeriggio si parlava della vita, le opere poetiche, artistiche, saggistiche, filosofiche di Piazzolla. La radio francese ha trasmesso le conversazioni a puntate”. “Titolo dell’intero ciclo: La salita alle stelle Il mondo poetico di Marino Piazzolla Conversazione n.3 Nel rispondere alle domande Piazzolla dà dimostrazione di una vasta cultura e di una profonda coscienza dello spirito del suo tempo, che si esprime attraverso una visione del mondo a livello estetico, filosofico, storico, morale e anche psicoanalitico e religioso. In una delle domande viene chiesto al nostro da Estella Schlegel, di “chiarire l’entità delle sue riflessioni, trattando in particolare la teoria della logica sferica e il modo in cui essa comprende la totalità, riavvicinandosi alla sacralità attraverso la comunicazione filosofica”. Piazzolla risponde che “Freud e Jung, hanno scoperto l’inconscio personale e collettivo quando sono riusciti a portare alla luce le nevrosi causate dal permanere di una sovrastruttura intellettuale, dispotica o totalitaria”. Prosegue: “viviamo nel caos, determinato dalla sregolatezza e dall’impotenza delle tre logiche dominanti (aristotelica, galileiana ed hegeliana) che si mostrano insufficienti a rivelare nella sua interezza la realtà odierna, soprattutto nei suoi incompresi aspetti spirituali Con la logica sferica e con la comunità produttiva gli individui vengono a trovarsi giuridicamente sullo stesso piano: scompare la lotta di classe, così come la necessità di negarsi attraverso una rivoluzione cruenta. Realizza il poeta, con la sua logica sferica, un originalissimo sincretismo tra filosofia e i temi della trascendenza e dell’immanenza, che vengono a calarsi anche nella vita, non rimanendo astratti. La Schlegel chiede anche al poeta se “si può ragionevolmente sostenere che l’uomo in tutta la sua storia abbia accettato di rassegnarsi al timore e al tremore (Kierkegaard) e che lo spirito umano non sia stato capace di accedere all’Oltre, a una logica globalizzante e onnicomprensiva. Si interroga sul fatto se una simile questione si debba porre in termini di iniziazione”. Il nostro approfondisce che “la nuova logica sferica, unitaria e perfetta, non ha potuto fin’ora essere captata dalla sensibilità mentale dell’uomo. La logica di Aristotele e la conseguente concezione astronomica tolemaica hanno potuto godere di diciotto secoli di durata, fino a quando Bacone e Galileo non le hanno processate. Un esempio magistrale di teorizzazione filosofica, l’intervista che mette in luce l'acutezza di Piazzolla e anche quello dei giornalisti. In essa si passa dal piano teoretico a quello esistenziale, dall’ideale al concreto immersi nella storia occidentale. In Il senso del limite , Antonio Delfini (1907-1963) a cinquant’anni dalla morte, di Velio Carratoni, viene citato il n.6 della rivista “Riga”, nella quale sono inseriti molti interventi su Antonio Delfini, poeta, scrittore e giornalista, tra i quali quello di Piazzolla, già uscito su “Italia domani” del 29 novembre 1959. Si assiste così nel nostro scenario letterario, al superamento della rimozione del poeta, alla sua riattualizzazione. “Piazzolla definiva Delfini come uno degli spiriti più liberi ed originali della nostra letteratura”. “Riportiamo alcune delle risposte di Delfini alle provocazioni di Piazzolla. Sulle fratture tra la classe politica, velleitaria e provinciale e gli uomini di cultura così affermava: 'nacquero in Italia poco avanti la Prima guerra mondiale. La Massoneria giù corrotta e solamente intesa alle grandi carriere positive; nepotizzò tutte le branche del potere, e fuse tutto poi nel fascismo...'. Sulla distensione politica internazionale da parte cattolica e socialista, capace di rinnovare il clima morale ed estetico di tutta la società italiana, Delfini ricorda le cause di un blocco di partenza, dovuto alla Controriforma e da troppi timori in voga Per Delfini c’è poco da rinnovare. Perché gli scrittori non l’hanno fatto quando avrebbero potuto? Essendo stati sempre soverchiati dal bizantinismo, dal carrierismo, dall’intrigo, dal sotto-giornalismo, dal cupido servile spionaggio. E Delfini completava la sua conversazione con le seguenti parole: '… Caro Piazzolla quello che ci sarà in Italia, sia pure fra molti anni se non subito, sarà una rivolta classica, antica e assoluta. Quella rivolta che da Roma in qua non si ebbe mai. Sarà l’ultima disperata rivoluzione nella storia umana del mondo antico'… Ma di quale rivoluzione si tratta non ce lo dice, non ammettendo però nessun ordine in campo culturale. Il tono del suo discorso rimane sdegnato, come di qualcuno che si aspetta sempre la tegola in testa. In altra parte, così si duole con Eraldo Miscia: “Mi danno fastidio tutte le cose che l’uomo fa vociando”. Dalle parole delle risposte di Delfini, traspare la figura di un intellettuale acuto, che usa toni vagamente profetici, utopici e polemici.. Composito il suo pensiero politico. “Montale su Delfini: “Per il suo temperamento è portato all’arte grottesca e arcitaliana”. Nel 1971 la Ginzburg lo riteneva una specie di autore ignoto:”Non è ignoto, però mi sembra che, salvo qualche critico, e qualche suo amico, nessuno abbia memoria di lui…”. Nel 1982 Alfredo Giuliani si chiedeva:”Non so se Antonio Delfini sia desinato a diventare, per una nuova generazione di lettori uno scrittore da leggere…”. Cesare Garboli nel 1982: “Non è uno scrittore dilettante: è sapientissimo, ma la sapienza letteraria coincide con la vacanza dell’attenzione formale e una coscienza uguale a zero”. Rosetta Loy nel 1982: ”Delfini è forse lo scrittore meno borghese della cultura borghese italiana”. Delfini : “Se non avessi avuto gli amici che ho avuto sarei diventato un autore migliore…” da “Marku” n. 27. Tanti punti di vista che ne fanno un autore frantumato. Oggi forse di buon palato in un momento di cronachette dolci-amare di autrici della domenica o da paesi da vacanze per avere il loro scatto inautentico. Da autentiche non sanno dire. E se stanno a casa si sentono imbalsamate dato che non hanno vita o ispirazione. O di autori che vivono solo se hanno il suggeritore pronto ((padre, maestro), lo scrigno dell’affare e del thriller scodellato). Il resto è noia”. Delfini emerge da quanto suddetto come un autore che ha un background composito e come rappresentante di idee originalissime, anche se non è entrato del tutto nell’olimpo dei letterati italiani novecenteschi. Nella storia della letteratura molti autori sono stati sottovalutati in vita (in primis lo stesso Leopardi e Baudelaire). Molto spesso, nel campo della letteratura, per emergere, contano contingenze di potere e opportunismo, che vanno oltre i meriti oggettivi (anche se il gusto di chi giudica è sempre soggettivo, sia pure influenzato da fattori esterni). Svolge un’intensa attività di carattere culturale, la Fondazione Piazzolla, (presentazioni, incontri, assegnazione di premi di poesia, concerti e altro). Essa prende il nome da Marino Pasquale Piazzolla, poeta, critico, filosofo, pittore. L’ente è stato fondato dal nostro, dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1985, per sua volontà testamentaria. È un autore, Piazzolla, nato a San Ferdinando di Puglia (Foggia),il 16 aprile 1910. Nel 1931, si trasferisce con la sorella a Parigi ed è assunto in qualità di segretario e bibliotecario della Società Dante Alighieri e conosce, tra gli altri, Pierre di Nolhoe, Marinetti e Fiumi. Nel 1937, ottiene il diploma di Studi Superiori di Filosofia alla Sorbona. È un autore che, in vita, in un ambiente culturale, nel quale i poeti più importanti erano Montale, Ungaretti, Quasimodo, Pasolini, Cardarelli e altri. Piazzolla ha sempre rifiutato compromessi, dissociandosi da giochi e benefici.. Ha riportato molti e prestigiosi premi. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia, alcune anche in lingua francese. Tra le sue opere più significative: Elegie doriche (1951), Lettere della sposa demente (1952), Esilio sull’Himalaya, (1953), Pietà della notte (1957), Mia figlia è innamorata (1960), Gli occhi di Orfeo (1964), Viaggio nel silenzio di Dio (1973), L’amata non c’è più (1981), Il pianeta nero (1985). Si è manifestata l’attenzione critica su Piazzolla, dopo la sua morte, dopo che nomi rilevanti l'avevano considerato in vita. Il poeta ha ricevuto anche riconoscimenti postumi, che ne hanno delineato l’immagine di un creatore interessante e originale e anche quella di un critico e di un intellettuale intelligente e di grande cultura. Tra quelle che hanno per riferimento il nome di un poeta, la Fondazione Piazzolla, che lo tramanda, ha sede in Roma, è di certo una delle più note e intraprendenti in Italia, con le sue molteplici attività, tutte di alto livello. P.S. Le parti in corsivo e tra virgolette sono riportate direttamente dal testo della rivista “Fermenti” 240.
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