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La materia di Britannia
poema epico in ottave libere incatenate

Il poema epico, come genere, nel contesto letterario è quasi scomparso: per questo La materia di Britannia costituisce quasi un unicum nel nostro panorama, proponendosi come una virtuale e ben riuscita continuazione del ciclo dei poemi classici dall’Iliade all’Odissea, dall’Eneide all’Orlando furioso, dalla Divina Commedia, alla Gerusalemme liberata, presentandosi con una imprescindibile modernità, per la quale può essere vista come riscrittura o rielaborazione di prototipi che una volta la cultura assimilava di più.

La materia svolta, frutto di fantasia e poliedrica creatività, risulta interessante e di piacevole lettura per uno spettatore del tutto disabituato a trovarsi di fronte ad una scrittura per palati raffinati.

Il libro presenta una struttura ampia e articolata, essendo suddiviso in otto tavole, composte da ventisette riquadri. L’autore del testo che prendiamo in considerazione, è narratore e poeta di impronta epica ed è nato a Roma nel 1959.

Il presente lavoro, composto nell’arco di una singola estate (2009), era immaginato come laborioso progetto dell'“opera di una vita” nell’intera produzione dell’autore: un poema mediterraneo - per impianto mitologico e robuste infiltrazioni, a seconda dei passaggi e dei registri, morgantesche e regionalistiche - in un ciclo da sempre anche italiano, vicino per estensione e compattezza ad una sceneggiatura di cinema epico d’arte che tendesse un ponte tra “codici e motivi” di origine basso-medievale e un utopismo “forte”, strutturato su aspirazioni e sensibilità dell’epoca presente, collocabile su un sostrato originario di cantastoria “più diretta ed irrequieta”, nella marea di elaborazioni un po’ ovattate e sottotraccia.

Come scrive Donato Di Stasi, nella nota critica intitolata Il felice regno del poema borziano, per i boschi della Letteratura sfiatano tromboni insulsi, oppure flauti e zampogne, vale a dire suoni ondosi e non lagnanze querule.

Tale è il caso di Paolo Borzi che tra extraordinari giochi metrici (la maestria nel prosodiare l’ottava) e birichinate plottistiche (p.e. lo spulzellamento di Lancillotto) orchestra con sedula perizia la sua Materia di Britannia (già Tavole della Leggenda), nonostante la spossante fatica di incatenare ben 453 ottave. Il nostro bardo è sempre tonico com’andasse ostinatamente alla ricerca di forre e radure.

Due temi esorbitano sugli altri nella Materia di Britannia: l’erranza e l’utopia. Del primo si coglie l’andare per terre ignote allo scoprimento del Graal, ovvero il sé interiore.

Le otto tavole consentono un intemerato andirivieni per sbollire le inquietudini e le solitudini: si direbbe un bildungreise, un viaggio di formazione, lo stesso che rapportato all’attualità indica il passaggio dal conformismo tetragono alla strutturazione di un’altra idea di realtà, di nuove ipotesi di relazioni umane, di differenti prassi valoriali.

Al riguardo, l'autore soffia sulla cornucopia del sogno per estrarne Giustizia, Uguaglianza e indicare mete sociali, oggigiorno del tutto schernite e messe in margine a causa della mercificazione cannibalesca in atto.

Come non leggere nei cugini di Lancillotto, Lionello e Bohor, la metafora per chi s’infiamma per il Diritto e la Politica, a dispetto della catatonia odierna di masse di giovinastri e finti giovani abbrutiti da una tecnologia che rende le esistenze individuali ermeticamente chiuse, come compartimenti stagni.

Ecco allora i combattimenti con la schiera guascona o lo sprigionarsi delle forze coeve di logos ed eros.

Borzi erotizza le pagine, le rende intrepide e veloci come una cavalcata, poi le rallenta fino a quasi fermarle, quando la virtù della riflessione deve porre rimedio ai guasti dell’azione.

Torna a esprimersi nelle ottave la voce dell’oralità, con il suo deposito di archetipi e di miti, di modelli concettuali e fondamenti antropologici, senza i quali Fisica e Metafisica perdono significato.

La forte caratterizzazione linguistica ottempera alla mondatura della nostra irredimibile superficialità: qui si scende in acque abissali, si percorrono oscuri sentieri, si raggiungono remoti manieri; si tratta dell’Oltre, dell’Orizzonte, dell’Entelechia aristotelica come approdo di intenzioni e propositi per un tempo futuro.

I riquadri medievali della Materia di Britannia si caricano sulle spalle la classicità (non il classicismo) e la gettano in avanti ai piedi delle nuove generazioni per ora edipiche, cieche e sconsolate.

La Materia di Britannia avvince il lettore per la sua originalità, dimostrando, ancora una volta il valore salvifico e catartico della poesia, anche quando questa si esprime attraverso modalità insolite da riscoprire e rivalutare.

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1- Tavola di Lancillotto
Primo riquadro: L’Arcangelo e la dama del lago

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“Viviana non m’incanti; il tempo è poco”,
Fece Michele, già incantato:”Dai,
non è d’una magia il basso giuoco.
Qui di due stirpi c’è il massacro, e mai
dirti vorrei, al mondo a ferro e fuoco,
cose da poco. Lancillotto hai
sottratto con l’assenso di quel mago
che limita il tuo imperio in questo lago”.

Recensione
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