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La leggerezza, la musica nei versi di OblivionLa prima parte del libro di Luigi Fontanella è dedicata al linguaggio, i colori, i profumi, dei fiori: Anemone, Camelia, Dalia, Geranio, Margherita, Rosa canina, Violetta. Ogni fiore porge il proprio, particolare, messaggio:
La biografia è importante per comprendere la varietà e la ricchezza dei paesaggi poetici che sono più familiari all’autore. Luigi Fontanella vive fra Long Island, Roma e Firenze. Ordinario di lingua e letteratura italiana presso la State University di NewYork, è poeta, critico, narratore e drammaturgo. Ha pubblicato undici libri di poesia, sette di saggistica e due di narrativa. E’ presidente della IPA (Italiana Poetry in America) e direttore della rivista “Gradiva”(pubblicata a New York) e relative edizioni bilingue (Premio Internazionale per la Traduzione 2001), Ministero dei Beni Culturali). Nel 2004 è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Le poesie raccolte in Oblivion sono state scritte nell’arco di sette anni, dal 2000 al 2006. Alcune sono uscite originariamente, con qualche variante, in riviste italiane e americane, e in libri pubblicati a parte. Il materiale contenuto in Oblivion è ripartito in cinque sezioni: dopo I fiori, seguono Intermezzo, Sere, Oblivion, Disunita Ombra. Nella ricerca di nove forme, Intermezzo supera la barriera tra poesia e prosa. In questa parte della raccolta prende l’avvento “la prosa poetica come sublimazione del quotidiano”. Luigi Fontanella ricerca il “bello” seguendo il colore dell’”espressivo”, come nel frammento “Il treno”: Osservo un’anziana vaiassa, seduta, quasi stesa, tanto il grasso le pesa ovunque. Larga, scosciata, rigonfia di un sonno scomposto e crasso sul petto. Samarcanda, l’avresti chiamata, gigantessa Iguana, infarcita di sugna e sudore. Eppure, bastò ad un tratto che sollevasse una mano, con non so che aerea grazia, e di colpo io la vidi ragazza …ragazza anche lei, gentile, forse maliziosa … forse, nelle sue verdi schermaglie d’amore e il lieve ansimare dei primi baci, Arianna fuggente e riottosa. Con la terza sezione giunge La sera, con toni di malinconia, che pare rendere ogni sera uguale a tante altre:
Raggelano i versi dedicati alla città di Princeton:
Sfilano poi sotto i nostri occhi immagini di ordinaria miseria:
Si succedono sfere altalenanti delle ore della sera, fra attesa e stupore, alla ricerca delle immagini più riposte della città, della vita, tra poesia e prosa. Nella quarta sezione ( Oblivion ), da cui il libro trae il titolo, è forte il sentimento del fluire del tempo, del distendersi dell’oblio sulle vicende della vita, su quello che rimane o si dissolve nel nulla. Si coglie questo in versi come:
Ed ancora, nella poesia La sciarpa rossa, si colgono le cicatrici di antichi dolori:
Il libro si chiude con la sezione “Disunita Ombra”. Riporta ricordi dolorosi, come quelli legati alla scomparsa dei poeti e amici Fabio Doplicher e Giovanna Sicari. Sono presenti, in particolare, composizioni in “stile americano” – vicine alla poesia di Raymond Carver – aperte ad immagini della provincia americana, come nella poesia “The Old Town”:
Siamo partiti dalla nota di Giovanni Raboni per scoprire tutta la ricchezza di Oblivion, i traguardi che può raggiungere la poesia dei nostri giorni, specie quando, come nello stile di Fontanella, “tutto si piega alla musica”. Si deve riconoscere, con Roberto Corsi, che: “ campeggia un febbrile lavoro di forgiatura, di alta oreficeria. Parola che si arrende alla musica mediante allitterazioni, nuclei di assonanze e rime che danno la sensazione del propagarsi spaziale delle voci”. Un esempio nei versi (pag. 37) di questa lirica:
voci
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