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In mari intangibili
poesie di Nevio Nigro
Ivano Mugnaini
Il verso breve, a volte composto da una sola parola, può essere, a seconda di
come lo si utilizza, comodo o arduo, scarno e limitato o capace di aprire
orizzonti. Nevio Nigro ha fatto della brevità un suo marchio di fabbrica,
un'impronta personale del tutto riconoscibile. E, nel suo caso, il lavoro di
cesello, la selezione sistematica dei termini, conduce ad un risultato
appagante, ad un'armonia rotonda, generosa, come se ognuna delle sillabe
racchiudesse fiumi di vocaboli, dialoghi, esperienze di vita vissuta o
immaginata. Anche in Incontri, il suo volume edito di recente da Crocetti, fiumi
di tempo reso senso e memoria convergono in un mare "intangibile", ossia, forse,
fuori della portata della ragione, della sterile logica dei dati di fatto. La
poesia di Nigro è sospesa tra sogno e carnalità. Una dimensione si fonde
all'altra tramite un'altra specifica mistura: quella tra malinconia e ironia. In
tale modo, tramite questa suggestione, il livello onirico e la sensualità si
rafforzano a vicenda, come in un mare notturno, le cui onde sono celebrali ma
hanno il calore del sole e il gusto aspro del sale: il rischio di immergersi nel
tempo, nella vita, nonostante tutto.
Seguimi
Seguimi questa sera
così non sarò solo.
Ti aspetterò
sul molo del mio mare.
Sai dove sono.
Insegnami la luce.
Possiedo la tua assenza.
Perciò vieni.
Poco si deve andare.
Così poco.
* * *
Di notte
Come il mare di notte
culli i miei sogni.
E fai pensar d'amore
se il giorno soffre
il lungo camminare.
Carezze brune
e dolce non parlare.
Come il mare di notte.
Quando tace.
* * *
Un bacio nel sogno
Trasforma la notte
in silenzi
di labbra e lune,
in mari intangibili
al vento
dell'angoscia.
Quando fugge
lo inseguono
fiori di oleandro
ai bordi della via
e un solitario
canto.
* * *
Tu cosa sei?
(Consolazione)
Ti aspetto anche domani
angoscia del mattino.
E in fondo
ti amo
se segreta mi culli,
se tradendo il tuo nome
mi consoli.
Ma puoi essere tu
se tu non sei?
Sei attesa
tuttavia.
E l'anima
ammalata
al tuo miraggio
ancora
si abbandona.
* * *
A Vicente Aleixandre
"Labbra azzurre
escono dalla notte,
e il giallo sboccia.
Come una luna chiara
aderisce a quel volto,
dove fa notte
a sentirsi
sfiorare".
Sei Tu,
maestro sognatore,
delirio lirico
che mi coinvolge.
E le mie lune, mari,
albe e sogni
sono povere ombre
nel confronto.
Adesso che l'anima
gela per le ore
persiste il tuo richiamo.
Dove la notte di seta
tace e carezza.
E remoti orizzonti
cantano solitari.
* * *
Arcipelaghi
La luna
si finge cieca
se il mare è cupo.
E i giorni vanno
da un quando a un quando
senza di noi.
Ma è tornata
la stagione del canto
e forse domani
saremo felici.
Vorrei per compagna
una stella.
Cosi
mentre si muovono parole
da me a me,
a terra ombre
seguono le nuvole.
* * *
Canzoni
Invitai la bellezza
sulle ginocchia.
Cantava
strane
canzoni.
Allora tanto cielo
su di me.
Ci ho messo
tanto
per trovarle
amare.
Poi sono fuggito
per non sentirle
più.
Ma sul tardi
tornano a parlarmi
canzoni.
(Nel suo segreto
ognuno
ha una traccia
d'azzurro.)
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