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Dieci racconti di
matrice diversa con “nuances” parnassiane, moderni, contrassegnati da uno stile
limpido e decisamente comprensivo. Un plot ricco di fonosimbolismi, deprivato di
proibite espansioni visibili, ma toccante nelle intelaiature psicologiche.
Le zone d’ombra
vengono illuminate da un “bovarismo” d’inesauribile fragranza, quasi
volatilizzato in un cosmo ossimorico di “fantasia razionalistica”. Straordinarie
le figure femminili disegnate dalla Degl’Innocenti, esclusiviste ma tutte
avvolte da un alone metafisico come Cami (Camilla) cieca ma affascinata dal
buio, Valli, la lucciola venuta dall’Est, Fiore, Esterina, Anita, Lucetta
sembrano agire convinte che tutto quello che si fa per amore è sempre “al di là
del bene e del male”. Tutte motivate da un desiderio “ostetrico” di evidenziare
verità nascoste, sottolinenado certe femminilità del gusto, sempre sulla
falsariga di una condizione umana (femminile?) refrattaria ad ogni finitudine
reale.
Un “serial” di
personaggi, alcuni inversamente proporzionali a certe “tendenze lombrosione”
però distintamente classificabili, altri da interpretare (con accesso all’Es
freudiano) come proiezioni dell’Io istintuale. Il pudore, il timore, la
sensibilità non spingono a tralignare l’aspetto “sessuale” di certi personaggi,
che esigono di contro un forte appagamento dei loro desideri.
L’impulso onirico
esibizionistico ritrova la sua maggiore “vis” in questa concentrazione di
comportamenti e pensieri, gestita da Roberta Degl’Innocenti con grande abilità
narratologica e implacabile analisi introspettiva. La sua acribìa filologica ci
propone alcune rare figure maschili, anch’esse però contagiate da quel “male di
vivere” che, sotto l’ottica pavesiana, spesso non lascia tregua, non concede
alternative se non per l’idealizzazione di una esistenza deformata e in
decomposizione.
Non è un libro
zuccherato di sentimenti (sarebbe un topos negativo), pur respingendo la
sofferenza fine a se stessa, la esalta in modo sublime. Roberta Degl’Innocenti
trasforma le incertezze femminili in spirito libero, suscita la rivolta
interiore femminile, contrapponendola “all’animale sterile” (l’uomo?). Il libero
volare della donna non deve mai essere messo in discussione in questa sua opera
di notevole valenza letteraria.
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Recensione |
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