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Non può essere
una autonomia artistica anomala, una superfetazione, un tentativo di
“nullificazione eideica”, irriducibile, forse di soprafazione dell’es freudiano
quella di Roberta Degl’Innocenti. La sua esistenza è temprata dal fuoco, già
composta da stagioni irripetibili all’insegna di quella sessualità (e
sensualità) stabile, profonda e indagatrice di ogni minimo sussulto o fermento
del cuore. Questa “triade” di sesso mimetizzato sotto lo stimolo creativo, di
spiritualità esponenziale e di condivisione di condizioni di affetto e di
operari sequitur esse costituiscono la spinta interiore “di comunicare agli
altri – come dice Paolo Ruffilli nella acuita prefazione – la propria visione
del mondo e delle cose… mirando a rappresentare il senso fascinoso della vita…”.
Ecco alcuni
frammenti o estratti delle sue liriche molto significativi: (Un vestito di
niente) “…Un vestito di niente, lo so bene, | da stropicciare addosso,
seguendone | le pieghe con la mano. | Un desiderio strano, irriverente. | Nuda
di pioggia, naufraga del pensiero…”; (Fuochi d’autunno) “…Oltre pensieri nudi:
labbra aperte, | grappoli arresi, dopo la vendemmia | …”; (Simulazione di rosso)
“…La stella della notte mi voleva nuda. | Simulazione di rosso nei pensieri.”;
(Come amori) “Accarezzo i miei libri come amori, | amori vezzeggiati da occhi
stanchi | e pupille sudate…”.
Poesia dove il
sensoriale e l’immaginifico si sovrappongono ma sempre in prospettiva di un
“fenomeno reale”.
Roberta
Degl’Innocenti “incanta” il lettore dei suoi versi, lo affabula, lo circuisce,
catturando emozioni nascoste tra le “pieghe” della psiche.
Versi sublimali,
di forte erotismo non visibile, ma sotteso e manifestato in una miriade di
sentimenti abilmente distribuiti, dosati, tali e tanti da produrre uno Champagne
di altissima qualità.
Una poesia di
straordinario livello, in cui ci si immerge con infinito piacere, dalla quale si
esce sì piacevolmente storditi ma anche visibilmente “annichiliti”.
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Recensione |
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