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Le venti poesie
di questa raccolta (alcune molto brevi, un distico, altre più estese e
strutturate) si situano decisamente nel versante lirico – surreale e, a tratti,
per la solarità delle immagini e l’esito insolito del verso, paiono rammentare
al lettore lo spagnolo Lorca (i tenui chiarori dell’alba e il profondo, intenso,
caldo giallo siciliano).
L’amore si
direbbe un pretesto: certo, si tratta di una presenza femminile, evocata, più
che amata; osservata da lontano, forse inconsapevole, forse solo apparenza già
celebrata in diversi lidi con parole in rima, a volte: “Ti amo. Ben altro che
questo | effimero canto di cicala | vorrei alzarti amore; | toglierti dai saturi
fogli | di fiori e petali. Tu, invece, | perdona questo breve | mazzo di parole
colto dall’usato”. Oppure “i giorni passano amari | su questa pelle
sensibilissima | al più fortuito contatto | di una parte qualsiasi di te”. O
ancora “Se potessi, infatti, una mattina | svegliandomi, trovarti di burro |
sarebbe un paradiso inusitato, | sarebbe un giorno scritto con le rose”. Sogno o
presenza, dunque? O forse entrambi?
Ma la novità
principale di questo “Amore epigrammato” è nella plasticità del metro,
nell’ardita risoluzione dell’immagine, grazie alla quale l’amore diventa
qualcos’altro, un filtro, per leggere, per cercare di offrire una
rappresentazione della realtà, del mondo e dei suoi eventi, umani e sociali. È
filtro luminoso, teso verso il desiderio di un giorno nuovo, dopo tante albe
tradite: “E l’alba stenta una promessa | che il giorno si rimangia”, promessa di
vita altra, rinnovata, che lo splendore del giorno, invece di esaltare, piega
nella solita cieca e crudele uniformità.
Ciò che permea
le liriche è, pertanto, pur nella coscienza di un presente dilaniato e mortale
(“E tu, sole, giri senza parole” quasi a rimarcare l’evento di un giorno, che è
ogni giorno, dimezzato, quasi morente pur nel suo culmine) la visione serena,
positiva e ottimista di un domani che, per necessità storica, sarà diverso,
liberato, popolato da uomini fra altri uomini: “il sole inietta l’alba, |
lentamente s’avvia la coscienza | al teatro del giorno | e oltre il sipario
appare | il forte odore dell’uomo. | E scena dopo scena, la vita | si gonfia di
espressioni”. E tale vita nuova s’espande per ogni dove del pianeta: “E
meridiano dopo meridiano | è tramonto… e meridiano | dopo meridiano è alba
altrove”. E l’amore? È solo atteggiamento, afferma un poeta, “In quale
percentuale | dunque, ti ho inventata?” si chiede il nostro.
Oltre l’amore vi
è la nostra terra, in cui anch’esso naufraga, e si dimentica, se anche
nell’album dei ricordi “è difficile fermare | il tuo mutare da bambina a donna”,
e tutto passa e scompare.
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Recensione |
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