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A noi sembra che in questa raccolta appaia più evidente che in altre, quasi in contrasto col suo tono deciso, lapidario, una comunicazione a mezza voce, quasi un'insinuazione, fatta come sotto l'impellenza di doverla dire ma senza tuttavia volerla rendere di pubblico dominio; come perché impossibile da tacere e contemporaneamente inopportuno diffondere. Si tratta della citazione quasi inventariale di quelle reazioni tipicamente borghesi che, dalle rive dell'ovvio, salpano per navigare nel mare magno dell'audience televisiva; quasi un ironico, forse sarcastico elogio dell'Imbecillità. Elogio fatto, nel migliore stile Onaniano, ad una frequenza leggermente superiore a quella generalmente udibile dall'orecchio umano, forse per non costituire turbativa diffusa ed evitare che, percependola chiaramente, la massa degli interessati prenda coscienza della sua propria condizione e ne modifichi forzatamente ed artificiosamente i caratteri turbandone il naturale fluire. Parlandone invece in questi spazi, al riparo della distribuzione massificata, sappiamo di non costituire alcun pericolo per il normale svolgimento delle attività sociali. Vari sono gli esempi, dai più eclatanti: "Sola e rapita, rischia molto | ... | Doveva sapere: sono luoghi di finezza | ... | ... Non venga poi | a piangere, ..." (p. 29), " Ma tu dovevi intervenire, come dice la polizza | dell'assicurazione. Lui mi guarda teneramente offeso | ... | ... forte quando spiega: io sapevo che avevi le risorse | sufficienti per fare da te, mio caro. ..." (p. 54), "Noi sapevamo che ci sarebbe apparsa | la criniera magnifica della ragione." (p. 48), nella stessa pagina non possiamo tacere un'altra citazione, in quanto sufficientemente irriverente: "come potevamo, timidi, salire il fiume | fino alla fonte, così soli, ...". Fino ai più modesti: " ... dice l'esteta | pauroso e quasi commosso nel sopracciglio barocco, | non mi ricordo quasi più nemmeno io: ma taluni | psicologisti o teologi oppure poeti parlano | di sublimazione, ..." (p. 15) e tutta la pagina 57. Vi sono poi alcune chicche di livello sicuramente più popolare: il cavolo a merenda di pagina 23 ed a pagina 59, se scarpe grosse = cervello fino, testa grossa = ?.

Il cuore della raccolta pulsa, secondo noi, fra le pagine della sezione 3, come in una bivalva che si riconosce dall'accattivante e rossa "lingueta" (come garantiva una nota pubblicità). Essa si apre con la frase che di rito si trova incisa sopra le porte di questo genere, ma qui è scritta in una lingua strana, poco comprensibile, "Non cercare di essere una grande donna," (p. 35), tuttavia appare evidente l'affinità di significato. E' questa sezione che, secondo noi, conferisce un carattere distintivo alla raccolta, come il chiodo di garofano la conferisce al brasato. E' questa sezione che si impone in tutta la sua modernità svelandoci l'essere umano nella sua doppiezza: mostra l'Uomo (inteso come genere maschile) dimesso e decentrato, pusillocorde, e tuttavia non mostra alcuno in grado di ricoprire la carica da lui lasciata vacante. Il Narratore, un perfetto cronista super partes, come lo erano quelli di un tempo, probabilmente non ben pagati come quelli odierni, s'impone per la grande ufficialità della sua posizione proprio perché discosto dalla realtà citata, non costituisce quindi un'alternativa. La Donna (intesa come genere femminile), smagata conativa gloriosa ("accavalla circospetta le gambe didattiche"), appare comunque come accessorio a qualcosa di cui s'intuisce l'assenza ("voglia d'essere persa, oppure presa.") o la non definita presenza: l'autorevolezza, o almeno un'autorità qualsivoglia. Una nuova figura che emerge, L' Homo Pusillicus, sembra disinteressato alla cosa, in realtà rampogna e risente fra sé e sé (" ... Ho presente, sorrido | e tento la connivenza, tossisco, lo rassicuro. ..."). E' come pensasse, pensasse solo perché sente di non poterlo gridare al mondo: Va! Va pure avanti tu, che a me mi viene da ridere (" ... ti dico per verità ma tu | non scrivere,"). E' come se avesse mutuato la consapevolezza della sua detronizzazione e contemporaneamente si fosse reso conto che l'altro personaggio emergente, la Mulier Pervenuta sia in grado di fare autonomamente molto di più di quanto riuscirebbe a fargli fare lui, data la sua poca forza residua; quindi la lascia andare e resta in attesa. "perché essere donna è già una grande cosa.". I rapporti sono mutati, gli uomini non costituiscono più l'ultima indiscussa parola, non sono più delegati unici a provvedere al sostentamento del gruppo famigliare, cercano nei travestiti comprensione e complicità (" ... perché l'uomo è fatto per l'uomo dopotutto,"), e li pagano per avere autorità. Le donne non stanno più a casa a rammendare e stirare, non hanno più emicranie, nelle liti non si tirano più i capelli né si stracciano più le vesti per invidia, oggi, emancipate, si affrontano sul quadrato, madri, fanno gli uomini poi partono insieme ad altri uomini per missioni all'estero, a vanificare il lavoro di altre madri ("In verità, chi ti potrebbe scindere | o tarpere, con le ciglia urticanti | sul pube ..."). Intanto a casa c'è una tailandese o una peruana che stira , cucina e, probabilmente, le sostituisce pienamente durante le loro assenze.

Rossano Onano sa benissimo che varrebbe il confronto con un metro più meramente comparativo fra il soldo della mercenaria e la paga della serva ma su questo aspetto anche noi sorvoliamo, d'accordo con lui che il punto di vista economico-finanziario non è di nostra competenza né sua

Recensione
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