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Occorre
senz'altro dare il benvenuto allo snello ma esauriente volume edito da
Laboratorio delle Arti di Milano sullo scrittore di Colle Val d'Elsa (toscano
non facile come altri conterranei e significante nella storia letteraria del
nostro secolo) la cui vicenda rimane, per alcuni risvolti, esemplare alla
comprensione di un percorso generazionale che accomunò quanti, poco più che
trentenni, attraversarono il guado tra il ventennio fascista e la repubblica.
Banchini è riuscito a stendere la cronistoria di quella vita, ormai conclusa,
in modo netto e molto informato, illuminandone ogni anfratto con la sua analisi
acuta ed oggettiva, che peraltro non elude l'umana comprensione, facendone
scaturire un ritratto sodo e convincente dell'uomo socialmente impegnato così
come dello scrittore che non transige con la pagina ed è sempre coerente con il
proprio mondo poetico.
Ma, a parte il rigore con cui è stato condotto lo studio, alla scelta di
Banchini va conferito il merito, oltre dell'aver posto un importante ancoraggio
nell'ambito della letteratura su Bilenchi, quello di invogliare, specie il
pubblico giovane, aggredito da tante imbecillità, alla lettura delle opere del
toscano ed alla rilettura delle stesse da parte di chi, negli anni verdi, vi
scoprì i segni di uno scrivere diverso. Accattivante la veste tipografica,
azzeccatissima la copertina.
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Recensione |
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