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Il libro prende il titolo del primo è più importante dei
saggi raccolti. La ricerca della "parola trascesa" rientra sostanzialmente
nell'ambito della critica letteraria, ma è tutt'altro che priva di
implicazioni semiotiche e filosofiche (soprattutto vi è presente Heidegger
di Unterwegs zur Sprache, ossia In cammino verso il linguaggio nella
traduzione di Alberto Caracciolo). Nella parola poetica di testi prescelti a
tale scopo si cercano impulsi e tensioni che tendono a trascenderla, verso
una "ulteriorità della parola", secondo l'indicazione di un grande e forse
troppo dimenticato maestro del pensiero estetico, Rosario Assunto,
affettuosamente rievocato in apposito capitolo del libro. L'attenzione dello
studioso si concentra su due grandi motivi: leggerezza e luce. La
leggerezza, nelle pagine giustamente celebri che ad essa dedicò Italo
Calvino nelle Lezioni americane, non comporta alcuna specie di trascendenza.
Giachery cerca invece nei segni della leggerezza proprio quella tensione
all'oltre che la prospettiva rigorosamente laica di Calvino escludeva a
priori, e la reperisce in Petrarca e in Ungaretti, nel cui universo
immaginario l'opposizione peso-leggerezza assume un'indubbia centralità. E
la luce? Dal Vangelo di Giovanni e poi dalla mistica neoplatonica
specialmente dello pseudo-Dionigi Aeropagita, e via via sino a Dante del
Paradiso, sino a Ungaretti, sino a Luzi, i cui ultimi libri (specialmente
Il
viaggio terrestre e celeste di Simone Martini) ne sono inondati, la luce
viene a caricarsi di un senso che trascende la mera materia.
La prossimità
tra parola poetica e ansia religiosa trova un punto di riferimento nel mito
d'Orfeo, studiato a lungo in altre pagine del libro con copiosi riscontri.
Negli scritti della seconda parte l'autore scopre le sue carte: ci parla
della sua cinquantennale esperienza di interprete di testi poetici, dei suoi
incontri con la grande tradizione ermeneutica da Dilthey a Gadamer a
Pareyson. In sintonia con un'intuizione di Romano Guardini indica un
possibile approdo di umana saggezza all'esperienza del critico letterario.
Può forse aiutare a capire il senso e l'intento del libro la citazione dalle
Osservazioni filosofiche di Ludwig Wittgenstein riportata in epigrafe:
"Questo libro è scritto per coloro che verso il suo spirito siano
benevolmente disposti. Vorrei dire: `questo libro è scritto in onore di
Dio', se oggi parole come queste non suonassero desuete".
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Recensione |
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