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Insegna a credere e a non essere disperati

In quarta di copertina della rivista internazionale di cultura, arte e poesia: Il ponte italo-americano (nr. 3), relativa ai mesi di Maggio-Giugno 1997, mi imbatto in due splendide opere a colori, entrambe di soggetto religioso, del pittore musivo Michele Frenna, seguite da un tratto critico dell'acuta,. penetrante, brillante penna del prof. Orazio Tanclli. I due dipinti: "La Divina Apparizione e "Cuore di Maria" sono carichi di una sublime bontà, cui si accompagna una dolcezza mistica che penetra c conquista. Ma soprattutto quello che prepotentemente coglie il fruitore è la straordinaria umanità, con quel candore che, sorvolando la storia dell'Uomo, oltrepassa il limite segnato dal peccato originale, per riportarci ai tempi in cui l'Umano e il Divino erano insieme e il Cielo e la Terra, erano quell'oasi di perfetta armonia e serenità in cui vivere era paradisiaco. Spiritualmente benefica, edificante la compagnia di quell'Uomo-Dio Crocifisso che e vivo, guarda, conforta; di quel Cuore alonato di bianco racchiudente un dolore tutto interiore, ma fonte di doni per tutti i figli di Dio, perché Lei – Maria, la Madre di Dio – è Madre altresì dell'Umanità intera, secondo la volontà del Figlio Crocifisso, in quel Venerdì Santo, poco prima di spirare: "Madre: ecco tuo figlio".

Cristo Crocifisso e Maria sono sentite come persone vicino all'Umanità, accessibili, tra noi, con noi, per noi, amiche in cui rifugiarsi, in cui confidare, a cui credere. Il mondo ultraterreno, in cui l'Artista Michele Frenna fortemente crede, è un mondo che per lui non ha alcun mistero. Non è un luogo di dubbi, inaccessibile, inenarrabile, e quindi non rappresentabile. Quel mondo esiste, ed esiste qui con noi, raggiungibile, vivo, da penetrare con la propria natura, con i propri sentimenti, con il proprio amore, con la propria sofferenza. È un mondo in cui si può entrare e uscire come dentro la propria dimora, come dentro il proprio cuore, come dentro il proprio io. Sì: il cielo e la terra non solo si toccano all'orizzonte, ma sono tutt'uno. Così l'Eterno e l'Umano. E dunque niente orizzonti nei dipinti musivi del Frenna, perché tracciare un orizzonte significherebbe separare, staccare, dividere, parlare di un sopra e di un sotto, di un al di qua e di un al di là. No. Tutto è in un sol posto e il tempo è sempre quello presente, quello eterno. Eterna primavera. Eterna giovinezza. Quanti fiori nei dipinti del Frenna. Quanta gioventù. Quanta natura: rigogliosa, piena, dispiegante armonia, gioia, serenata.

I dipinti di Michele Frenna comunicano sentimenti di infinita soavità, mitezza, benignità, mansuetudine, amorevolezza, perché il male, ogni male è superato. Esiste solo la volontà di-una infinita comunicazione, di accoglienza, di protezione. Quei grandi occhi di Maria sono colmi di celeste benevolenza e incoraggiano a non avere paura, ad aprirsi alla speranza, a confidare.

Commovente è altresì il gesto inusuale del Cristo Crocifisso che fisicamente porge la mano rasserenante, la mano miracolosa, la mano protettiva, la mano confortante sulla fronte della donna inginocchiata, in preghiera. L'.Umanità raffigurata nel dipinto è la famiglia: fortissimo vincolo, tempio d'amore, punto essenziale di Vita. Un padre, una madre, un figlio_ Dalla parte opposta (la figura del Cristo Crocifisso è figurativamente e allegoricamente centrale) un giovane cerca di alleviare dal Peso della Croce il Cristo. Un agnellino. Una colomba. Ci troviamo di fronte a una pittura con forti richiami allegorici, lontana dal mero quotidiano, da una qualsiasi realtà realistica, perché tutto è trasfigurato da un cuore che dipinge – ogni volta – il propria dramma di padre, prematuramente privato dell'affetto della figliola. E come il faraone volle che gli insigni architetti del suo tempo trovassero il modo di rischiarare il buio della dimora eterna dei propri figli con i raggi solari, ed il Sole, la luce, la vita scesero là dove sembrava impossibile – grazie a uno strano sistema di specchi – così il padre pittore crea con la magia della propria Arte – per la figliola – il nuovo mondo, a misura di padre, per non smarrirsi, per non perdersi, per ritrovarsi: colei che se ne è andata e coloro che sono rimasti.

Un mondo comune noto, familiare, più vero di quello reale. Dipingendo fiori, colori, suoni, animali, figure buone di uomini, donne bambini, anziani: le antiche botteghe piene di vita risonante, il pittore impara a inoltrarsi sempre più nel "nuovo" mondo, fino a esorcizzarne le forze, fino a umanizzarlo, a familiarizzarlo, senza nulla togliere alla sacralità di luoghi e personaggi, per lo piu visti in esterni, perché í Campi Elisi, il Cielo sono aperture spaziali, libertà di essere il qui e il là, tutto. Una pittura-mosaico quella di Michele- Frenna – di grande suggestione, fascinosa, mistica, che richiama alla mente una certa perfezione francescana, una pittura – mosaico che parla di un mondo dì valori eterni, quelli che vorremmo sempre presenti, ancora vivi in tempi alla deriva, in folle corsa verso il precipizio della più folle ottusità. Una pittura particolarissima nel panorama artistico contemporaneo, riconoscibilissima, impossibile da dimenticare.

Recensione
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