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Il ricordo costante di un'amica, rinnovato "al bulino del dolore" che incombe
e travolge l'animo, è il tema dominante, la dedica totale di questa silloge
poetica della Daniele Toffanin, Dell'amicizia, per le Edizioni Eva di
Venafro.
Il volume è diviso in due sezioni: "Il nostro tenero tempo" è il ricordo
dell'innocenza dell'infanzia trascorsa insieme "alla rossa criniera incantata",
l'insegnante d'inglese, sua amica del cuore, che viveva con lei e gli alunni in
una bucolica scuola in campagna, dove l'asinello si affacciava alla finestra tra
respiri di pulito ("e lei lavava, lavava") e filari di uva.
E il ricordo si tesse di dolcissime note, "e lavava, lavava, lavava" nel
lindor del bianco del bucato, del marmo dell'ingresso appena pulito, della casa
aperta all'aria, agli alunni, agli amici, alle confidenze, nette di profonda
umanità, di sincerità, di amore, malgrado fatiche e dolori di malattie
incombenti.
E il ricordo della poetessa s'inoltra ne "il nostro tempo maturo", (la
seconda sezione del volume) dove diventa vivido l'evolversi del rapporto
d'amicizia aperto nel dialogo poetico di entrambe; "la rossa criniera euforica"
nella vociante sera festante "tra il trillo dei cristalli e le stelle esplose
nella notte", supremo, incantato, folgorante, rapido passaggio poetico che
prelude al profondo dolore che resta quando "non valse umano sortileggio a
trattenere il filo del suo vivere".
È poesia vera, intensa, commovente, tragica ma nella morte è il conforto che
certamente – e non "forse" come dice la Daniele – al fine "si potrà camminare su
orme di saggezza".
Difficile leggere un compianto così poetico, così inusuale, così intenso
dedicato ad un'amica del cuore, con versi originali, spontanei ma con un
evolversi poetico nuovo, perfettamente musicale e denso di profondi contenuti.
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Recensione |
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