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La poesia di Gabriella Villani non indulge agli sperimentalismi di maniera.
Adotta, piuttosto, una lingua levigata e piana, soffusa di un colorismo in cui
avvertiamo, forse, prima ancora che l'eserienza di critico d'arte cui l'autrice
si è, per lungo tempo dedicata, una inconsapevole testimonianza d'affetto per il
padre pittore. Alla figura del padre, i cui disegni accompagnano e scandiscono
la trama del libro, è dedicata la lirica di avvio: un ritratto in cui la
tenerezza si vela di un guizzo appena, nella chiusa, di affettuosissima
ironia. Tra le figure che compaiono nel libro, quella del padre è forse, insieme,
la più ferma e la più sobria, colta nella dignità austera delle scelte di
pensiero e nell'infaticabile operosità d'artista. Si sgranano, nel seguito del
libro, altre figure, intraviste o sognate, sempre colte nella filigrana delicata
di una memoria che si fa fiaba e racconto. Balenano frammenti d'incontri di cui
la poesia coglie, allusiva e discreta, tracce che il tempo fa tenui (Notte,
Dietro di te).
Rarissima, in questo libro che, pure, molto parla d'amore, l'effusione sentimentale: emozioni e sentimenti si affermano, piuttosto, in una
forma allusiva e felicemente ambigua. Nelle prove migliori l'apparente,
perfetta oggettività di lessico e di immagini si sdoppia, negli ultimi versi, in
esiti deliziosamente sospesi tra civetteria e surrealismo (Nell'aria, Gioco delle ombre). Talvolta
è la perfetta casualità
del quotidiano ad irrompere, senza preavvisi, nella trama dei versi: ne nasce un
minimalismo sommesso, come un chiacchierio che non dà fastidio, anzi, tiene
compagnia (Gente). Talvolta sortisce tranches de vie il cui realismo minuto e
intenerito fa pensare a Prévert. Molti gli animali cui la poesia di Gabriella
Villani dedica la propria attenzione sortendo esiti di volta in volta diversi:
il ritratto, sornione, del gatto di casa comunica un senso, tutto domestico, di
rassicurante intimità; un volo di gabbiani chini sull'acqua si staglia nitido
nel verso, con la precisione di un disegno a china, uno stornello solitario si fa
emblema di malinconia (Voluttà, Cormorani, Stornello).
Al tema della malinconia
è dedicata una delle liriche (Malinconia) sicuramente più suggestive
dell'intera raccolta. Tutta giocata, come ha acutamente sottolineato (nel corso
della attenta Prefazione che accompagna it libro) Stefano Valentini, su un
doppio registro di significato che compare anche in altre poesie e regala al
tessuto dei versi una ambiguità cangiante, come di seta. Accade tavolta che due
poesie si rispondano l'un l'altra ritmando due diversi momenti del cuore che la
corrispondenza d'immagini sigla e suggella (Steccato, Recinto). In altri casi il
movimento del cuore si esprime per immagini brevi e quasi sincopate (Sindrome
del venerdì) racchiuse nel cerchio breve di una singola poesia o si affida, come
suggerisce il titolo della raccolta, al fascino dei colori che invadono sogni e
pensieri. Ne nascono quadri e visioni al limite del surreale in cui il colore si
fa protagonista e la parola si fa musica, suono, gioco di forme, come in un
quadro che canti l'ebbrezza della pittura.
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Recensione |
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