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E' un volgersi a guardare, nel fermarsi a riprendere fiato, il tempo ed il luogo
nel quale si sono consumati gli eventi, dopo esserne usciti. Non vi è più
l'individuazione di punti di riferimento precisi verso i quali prendere completa
coscienza né il tentativo di reagire ad una oppressiva sensazione di perdita
d'identità, come è stato nelle pubblicazioni precedenti di questo autore; in
questo libro, che appare quasi antologico, c'è la semplice volontà di riscontro
finalizzata a giungere ad una conclusione.
Nella prima sezione,
"Fermentazione e decantazione", gli spazi risultano separati, delimitati in aree
successive, il tempo invece è unico e sfugge alla concezione cronologica di tipo
lineare. Salire o scendere, avanzare o recedere non hanno in sé alcun valore
cronologico, ciò che vale è unicamente la considerazione dell'atto che si sta
compiendo, il quale appare sempre titubante, indeciso; qualsiasi movimento porta
con sé un disagio, una reticenza da vincere; intorno sono innumerevoli cose da
evitare, fra le quali restano sempre più isolate, soverchiate, cose di cui si
vorrebbe invece dare per scontata la bontà. Il passato più prossimo viene
rivissuto attraverso la proposizione al tempo presente senza nessuna
attenuazione del coinvolgimento sentimentale, mentre le sue aspirazioni, le sue
speranze, vestono ancora intatto il tempo passato anche se proposte al futuro, e
contemporaneamente l'atmosfera scarica sugli eventi un potenziale di delusione,
disillusione, che li fa avvertire come irrimediabilmente passati, in un tempo
che appare perfino antecedente il compiersi degli eventi stessi (sez. II°). Il
verso, pur essendo disteso (settenari e novenari misti sincopati da larghe
spaziature, o doppi settenari compatti), si interrompe quasi regolarmente, come
il passo funebre delle bande scozzesi, e ciò che dovrebbe costituire la sua
scorrevolezza viene trasformato in una forzata ed innaturale scansione. Vi è
un'area nella quale la possibilità di collocazione di ogni evento può essere
così dubbia che in alcuni casi anche il passato più remoto appare come futuro di
sé stesso e la condizione temporale ne risulta completamente stravolta, per cui
la considerazione appare spesso scollegata dagli eventi che l'hanno stimolata
annullando ogni consequenzialità fra causa effetto e conseguenza. Le cose
"sono": su piani diversi ma in un tempo unico (senza tempo?). Verso la fine
della prima parte il coinvolgimento emotivo affettivo sentimentale cala e si
diffonde un sentimento di desolazione (Campo di papaveri con avvoltoio), come se
le condizioni imponessero una sospensione delle capacità sensitive, forse
addirittura delle attività sensoriali.
Nella seconda parte,
"Anamorfosi", c'è una partecipazione attiva ma distaccata dagli eventi, smagata
dell'aspettativa, che si concretizza in una forte ironia, quasi sarcasmo
(Onironan). Il protagonista agisce senza convinzione, come per consentire che
gli eventi si compiano, come per svelare l'intima volontà delle proposte a non
avere corso, mostrare la capacità di assorbimento del materiale di cui è
composto il punto d'impatto. Gli "specialisti" di cui si avvale, da clown
volonterosi si riducono presto a inutili buffoni e le azioni che vengono
compiute, per quanto fantasiose, hanno sempre più sapore di scontato. Il verso,
infinitamente lungo (sedici sillabe senza cesura), non riesce comunque a
distendersi per effetto del ritmo fortemente battuto che lo incalza in un
continuo rovello; tuttavia questo moto s'interrompe regolarmente dando luogo a
parentesi nelle quali tutto cambia: il materiale trattato, il modo di
lavorazione, il tempo di esecuzione (Il percorso lambiva ... p. 29, Riflessa sul
filo dell'acqua ... p. 31, Si lasciava esalare ... p. 33). In queste parentesi,
che s'incontrano con regolarità, si delinea un percorso che si allontanerà
sempre più dal contingente fino a portare alla completa estraneità del
protagonista, con le sue aspirazioni, dai fatti che lo hanno coinvolto.
Verso la fine l'osservazione
si fa fredda (L'espansione dei consumi), emotivamente disinteressata, come fatta
su materiali estranei; il sarcasmo si fa più tagliente e mirato (Il sistema
possibile), quasi un ammiccamento senza condivisione (La fine dell'età
metaforica. A proposito di questa sezione può essere interessante conoscere che
una prima stesura riportava "metaorfica"), come un "ahumm-haumm" fra due
personaggi ambigui che procedono distanti, ormai convinti dell'inutilità di
ulteriori spiegazioni (Carotaggi a campione). Il delinearsi reciproco di un
altro da sé del quale si può presumere la completa comprensione per aver
definitivamente sancito la diversità.
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Recensione |
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