Forse diventerò
come il silenzio

Poesia. Vi è un
tipo di poesia che forse non necessita di presentazioni poiché si presenta da
sola, ma è comunque significativo lo stralcio introduttivo tratto da De rerum
natura di Lucrezio a proposito del tempo.
Questa potrebbe essere una chiave
per decifrare la poetica dell’autrice, ma lo stile è talmente chiaro – il che
non vuol dire semplice – che riusciamo se non altro a comprendere la forma, una
scrittura incisiva, una versificazione attenta alle pause e al valore espressivo
delle parole. C’è un desiderio di essere, ma nel contempo la realtà tende
a sfumare nel sogno e la natura diviene quasi un ponte fra queste due regioni
dell’esistenza, poiché non vi è dubbio che anche il sogno fa parte della realtà,
per quanto sfuggente. Troviamo in questi versi una freschezza descrittiva che si
unisce a un’immaginazione lieve ma tenace, di modo che la memoria crea un
tutt’uno col presente e il verso si restringe e si ‘solidifica’ originando la
quintessenza della scrittura, non scevra di spunti romantici (Addormentarsi).
Tuttavia, se la natura è un’ispiratrice tradizionale dei poeti, nelle liriche
della Calzolari è necessario comprendere fino a che punto essa viene
compenetrata o vista nella sua apparenza fisica, cioè la sua corporeità, che non
sempre si disgiunge dall’identità umana. L’eleganza verbale affiora in diversi
testi, come La mia luna: “Ad una foglia d’acanto ho affidato i miei
versi.”
La classicità non separa il suo influsso da una modernità concettuale
che trova nell’elemento formale la sua realizzazione. Ma poesia anche come
trasfigurazione: “le finestre sono primule”. È uno dei requisiti che fa di una
raccolta come questa qualcosa di unico e irripetibile.
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