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Il cielo della
mente
Poesia. La poesia
esprime spesso in sé ciò che vorrebbe essere e il significato della sua
presenza. Come manifesto ideale si potrebbe indicare la prima lirica che dà il
titolo alla silloge: elementi quali l’invisibile, il surreale e l’inconscio,
fanno parte di una categoria che sostanzialmente solo la poesia e la scrittura
in senso lato sono in grado di esprimere, elevando la parola da tramite fra
oggetto e simbolo a precipua referenza.Se ne rileva pertanto uno stile che
prosegue sulla via intrapresa e fa della ‘concettosità’ e dell’osservazione uno
dei punti cardine. Talvolta però può apparire il contrasto con la logica,
attraverso una scelta che sopravviene dopo aver sperimentato la scrittura nei
suoi portati astratti: una scelta o una imposizione creata dall’intelletto,
specialmente se si tiene conto che i testi della raccolta producono un
potenziale che, implicito nel singolo verso, si espande verso l’esterno e
individua quei fenomeni, per esempio la luce, più vicina alla dimensione
metafisica.
Pure il linguaggio di conseguenza punta a una ‘specializzazione’
secondo valori assoluti, se non che affiora il dubbio che proprio la luce
sia un dato immutabile, mentre ogni altra cosa si deteriora nel tempo. Come
residuo rimane l’io, frammento forse, o limite infinitesimo e
irriducibile attraverso il quale è possibile ogni altra soluzione. L’identità
quindi si riversa sulla parola, ne istituisce la mediazione tra l’io e il
mondo, divenendo esso pure fenomeno irrisolvibile.
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Recensione |
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