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Il fantasista del
mare

Poesia. Senza
sapere l’età dell’autore ci si accorge subito che questa poetica nasce da una
lunga esperienza, in modo da trarre l’essenziale da ciascun verso e rendere il
testo un microcosmo in sé compiuto. Per pura informazione: Jacobellis è nato a
Pescara nel giugno 1936, ma è romano d’adozione, professore associato di
cardiologia presso l’università La Sapienza e già medico della Camera dei
Deputati.
Ci introduce nella sua nuova raccolta con il dubbio, ossia la
mutabilità delle cose, quasi che la ricerca di un punto fermo non porti ad alcun
risultato. È la sua capacità di sintesi a determinare una scrittura che sembra
destoricizzata, volta semmai a indagare la profondità dell’animo umano nella
realtà che lo circonda. Al limite, i riferimenti vengono originati dal mito:
così Kronos, Prometeo o l’Olimpo, ma a quanto pare un mito surreale e non
continuo.
La domanda che ci tiene in bilico: chi è il regista della trama di
eventi che si evolvono? Non rimane che affidarsi alla parola, anzi, alla parola simbolo, attraverso la quale si potrebbe rompere il velo che nasconde
la verità. La natura, quando è chiamata in causa, si innesta nel linguaggio
talora in modi particolari, vincolati alla metafora “un petalo lieve staccato
dal ramo”, e la vita, nelle sue manifestazioni, sebbene per un istintivo
desiderio di eternità, può cadere nell’indistinto, quello – forse – di miriadi
di vite che hanno percorso i millenni.
Altro elemento probante è la luce:
esempio di ciò che rimane alla fine di ogni ipotesi. Liriche che portano temi
spesso esistenziali, e più che svilupparli cercano di sondarli, di trarre da
ciascuno il nucleo rappreso nel significato, facendo vibrare anzitutto il senso, che va oltre la semplice decifrazione: quest’ultima spetta certamente
al critico, ma è in grado di svelarsi anche a chi riesce a percepire il
messaggio implicito nei versi.
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Recensione |
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