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Il re mangia solo
e altri racconti.
Narrativa.
L’autore, nato a Castellanza nel 1918, è scomparso a Pallanza nel 2012. Questo
volume esce grazie all’amorosa cura della moglie. Una vita lunga e laboriosa,
tracciata da numerose pubblicazioni praticamente di carattere gastronomico.
Benché indicati come racconti, in questa raccolta risultano qualcosa di
più, poiché spesso ci forniscono indicazioni di tipo storico e talora
aneddotico.
La consumata esperienza dell’autore permette di spaziare fra tanti
usi e costumi riferiti al cibo, che in tal caso diviene un’autentica cultura. È
pur vero che l’uomo è stato definito un “tubo digerente”, ma è altrettanto vero
che mangiare è una necessità, anzi la prima necessità, come si è tramandato nei
secoli, se non nei millenni. Difatti altre necessità risultano in sottordine,
divenendo poi via via sempre più rilevanti allorché determinati interessi si
sono evoluti culturalmente. L’opera si apre con la fisiologia del gusto. Non
parleremo dei peccati di gola, ma di un accrescersi delle possibilità che in
culinaria sono progredite a livello sempre più raffinato.
Al contrario, gli
asceti rinunciano al cibo, se pur non totalmente, giudicandolo una tentazione, e
Sant’Antonio ne sa qualcosa, noi lo immaginiamo “disteso su sterili sassi”,
altra rinuncia — ma ne valeva la pena? Certamente, se queste privazioni servono
a raggiungere la somma beatitudine, il che ci dice che l’essere umano aspira
sempre al meglio. Tra l’altro qui abbiamo l’occasione di apprendere termini che
non conoscevamo.
È peraltro ovvio che l’alimentazione, e quindi il modo
di prepararla, affonda le sue radici in un tempo remoto, addirittura mitico, tra
storia e leggenda. Un suggerimento ci viene da chi interpreta la cucina con un
rigore che potremmo definire artistico: “Una salsa mal riuscita, non si
aggiusta. Si butta via e si fa di nuovo” — non viene da pensare all’artista che,
non contento di un suo quadro, lo distrugge e ne crea un altro? È la
dimostrazione che in qualsiasi campo la perfezione, ammessa che esista, è
alla fin fine ciò a cui ciascuno tende, in caso contrario si avrebbero soltanto
risultati mediocri. Seguendo invece la storia, sin dove si può arrivare,
proponiamo due prodotti: lo champagne e la patata, che si direbbero in contrasto
fra loro, essendo il primo una elaborazione di quel che madre natura produce, ma
dalla stessa madre natura essi escono. Da qui a parlare del vino il passo è
breve, tanto più che l’Italia è la terra del vino, poiché anticamente veniva
denominata Enotria, che come il nome Italia apparteneva a una certa regione.
Si
fa l’esempio di Baudelaire che ha posto in poesia il vino nelle sue varie
destinazioni, ispirando persino un compositore come Berg la cui musica va
ascoltata in un modo assai diverso. Tra le curiosità che incontriamo in questo
piacevole volume vi è l’antropofagia che, ormai scomparsa, aveva in certe
civiltà (si fa per dire) un significato rituale. Sappiamo che il nutrirsi con un
corpo della propria specie non è la maniera più opportuna, per una serie di
problemi che preferiamo non specificare, ma proprio dal capitolo Antropofagia
simbolica e letteraria un episodio che ha dell’incredibile: durante
l’assedio di Azof da parte dei russi, i giannizzeri si rifugiano in un castello
con l’intenzione di non arrendersi, e decidono di mangiare anche le donne, ma
poi, davanti ai loro pianti, si limitano a tagliarne una natica per cibarsi. I
russi conquistano il castello e l’altra natica è salva.
Questi, che possiamo
chiamare fatti curiosi, mostrano nell’autore una competenza buccolica
davvero straordinaria. Ne ricaviamo dei modi comportamentali, come: la
‘scarpetta’ non appartiene al commensale educato. In riferimento alla Cina, il
libro di Lin-Yutang che si intitola Importanza di vivere dovrebbe avere
da noi maggiore diffusione. Per ultima curiosità gli anagrammi di Pomo Di
Terra, un esempio di come le parole possano trasformarsi e possedere al
proprio interno possibilità inimmaginabili. L’autore con questo libro ci ha
lasciato un dono squisito.
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Recensione |
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