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Il volo verso l’infinito

Poesia. L’autrice ci ha lasciati lo scorso anno, ed è una mancanza che sentiamo in modo particolare avendo recensito numerosi suoi libri. Il volo verso l’infinito vede quindi la luce postumo grazie ai familiari: la prefazione è infatti curata dalla nipote Chiara. Vorremmo prendere avvio dall’introduzione di Rebecchi, allorché a proposito della Tamanini poetessa nota nelle sue liriche “l’essenzialità di pensiero”, una cifra stilistica che poeti, ma anche scrittori, dovrebbero considerare. Ora che la vicenda terrena si è conclusa, è possibile un bilancio complessivo della sua produzione.

Insieme alla essenzialità vorremmo unire la semplicità di una scrittura che si rivolge per sua natura a tutti i lettori, lontana quindi da atteggiamenti elitari: semplicità che comunque contiene una profondità creativa e concettuale. Questi due aspetti non vanno mai disgiunti poiché rappresentano un valore. Essere poeti è un dato quasi biografico, e il ricordo fa certamente parte di quei contenuti che i versi esprimono. Ma essere poeti oggi è assai più difficile: prevale il profitto, in ogni campo, persino nella poesia che poco o nulla può rendere dal lato economico, e questo è un bene, affinché mantenga la sua purezza.

Si avverte in alcune composizioni il senso del distacco, di altre vite che scompaiono, di quei momenti che mai si vorrebbero affrontare. In fondo la morte è un diaframma: la poesia riduce la distanza tra chi c’è e chi non c’è più, una distanza colmata dalla memoria, dai sentimenti che il tempo non riesce a cancellare. La poetica della Tamanini si apre al canto, alla gioia della parola libera, che percepisce nel paesaggio, dell’anima ancor prima di essere figurativo, come nel Canto nella rugiada, per accogliere dentro la natura: “Sarà una primavera ricamata | di fiori profumati | e di ricordi.”

È sufficiente questa conclusione per capire cosa significa poesia. Sarebbe però restrittivo limitare alla sola immagine, per quanto carica di bellezza, lo stile, che ovviamente si connette alle tematiche: una di esse è l’indifferenza che sembra costituire il male del secolo, e ciò comporta una sottesa amarezza, la scoperta che il mondo non è l’ideale che si credeva. E, a proposito di poesia ‘politica’ che sovente vede da una angolatura ristretta, la Tamanini ci propone una poesia civile, che affronta i problemi del nostro tempo, esigendo delle risposte da chi detiene il potere e non dimentica le responsabilità individuali.

In Pensiero ritroviamo una strada da percorrere, ossia il buon senso, merce piuttosto rara, ma senza la quale nascono i conflitti. Essere semplici non preclude la fantasia, perciò durante una notte insonne l’intorno si può trasformare in giochi con luci e ombre, per dirci che la realtà possiede sfaccettature segrete che l’immaginazione rivela, anche in cose che ci appaiono consuete alla luce del giorno: un mondo di apparenze, nascosto nelle pieghe dell’io.

È pur consapevole la nostra autrice che le cose sono soggette a corrompersi, per esempio “vecchie assi marcite dal tempo”, ma lo sguardo interiore vede oltre, ricostruisce ciò che pareva perduto per sempre, e l’insegnamento ci viene da una vecchia casa, quasi ad ammonire: l’essere umano e il suo universo di oggetti è destinato a perire, mentre è possibile una nuova primavera nell’eterno splendore delle stagioni: passano su di noi, forse indifferenti, ma noi ne facciamo parte. L’inquietudine diviene percezione, l’enigma si nasconde dietro un sipario ignoto, e sorge il presagio, cresce ai primi bagliori del giorno, ma infine la pienezza della vita fuga le ombre, come dire che la speranza è indistruttibile. Ritorna la melodia primaverile, apre i cuori al futuro, libera l’individuo dall’oscurità notturna, regno di angeli e demoni, di abissali presenze che sfuggono alla logica umana.

Un libro che fa rivivere chi lo ha scritto, dopo “Ora sono qui | in attesa di quella nuvola | che mi porterà lontano.” Sì, quella nuvola ti ha preso con sé per portarti in un luogo senza dolore, ma d’infinita pace. Ma non sei lontana, nessuno lo è se ha lasciato un dono di poesia e d’amore.

Recensione
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