La Cordata e il
Crepaccio

Prosa. Due
gemelli scrivono “a quattro mani” questo gustoso itinerario alpino. Francesco
però è scomparso nel 2006. Il suo poema America è uscito postumo e ha
ottenuto il primo premio internazionale “Salvatore Quasimodo” per la poesia.
Roberto, architetto e urbanista, ha esercitato la libera professione. Insieme
hanno effettuato circa mille uscite alpinistiche.
Sono ritratti in età di
sessanta anni nel secondo risvolto di copertina. È un piacere seguire con la
fantasia alcune di queste ‘uscite’ e ripercorrere le difficoltà che si
incontrano scalando, e anche scendendo, per le montagne. Una passione diffusa,
purtroppo a volte conclusasi tragicamente.
Ciò che affascina – ma è nostra
ipotesi, dovendosi calare nella condizione di alpinista – è in particolare le
vicinanza con la natura, spesso la nuda e impervia roccia che costituisce una
sfida, certamente non per vincere la natura, ma probabilmente in una
specie di integrazione con lei (e diciamo lei per darle una realtà
umana).
In roccia anche un piccolo incidente, come la perdita del fodero degli
occhiali, può rappresentare un pericolo, e quindi... addio fodero. La prosa è
brillante, mette in grassetto diversi spunti o parole, ed è sempre accompagnata
da un linguaggio e da un modo di porsi divertente. Neanche a dirlo, che
le Alpi proprio per il loro nome sono il non plus ultra delle avventure narrate.
Torna utile per i profani il glossarietto dove apprendiamo che clessidra,
oltre all’oggetto che tutti conosciamo, è una piccola cavità della roccia.
Simpatici poi i disegni non privi di umorismo. C’è pure una ballata in
decasillabi manzoniani ”concepita da Francesco Dragosei su due distinti scenari”
di pace e di guerra. Da quest’ultimo citiamo due versi: “Peggio ancor che la
rupe è però | la durezza di cuor degli umani”.
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