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L’educatore
turbato

Narrativa. La
struttura di un romanzo riveste la sua importanza nella relazione che si
istituisce col lettore, e ciò unitamente al tipo di lessico che qui, anche in
considerazione delle vicende narrate, si muove su registri sia descrittivi che
dialogici.
Ne consegue un romanzo di alta leggibilità, ove gli eventi pur
concatenati si realizzano per episodi. Già l’inizio però ci dice – col risveglio
da un sogno – una propensione a evadere dalla semplice quotidianità per arrivare
a tratti quasi filosofici o comunque riflessivi sulla condizione umana, tanto
che potrebbe adattarsi a ciascuno di noi, se non fosse per taluni aspetti che la
differenziano, mettendo inoltre in rilievo valori etici.
Si sa che il
pensionamento crea una specie di frattura tra il prima e il dopo, aprendo
prospettive a volte stimolanti, ma ciò relativamente ai singoli individui. La
scuola diviene un punto fermo e infine un ricordo, che è destinato a riprodursi
nel presente, ponendo a confronto diverse generazioni, e di conseguenza le
mutazioni degli strumenti educativi e cognitivi. Questo si deve spesso alla
tecnologia, interpretata da diversi modi di vedere, progresso oppure impedimento
alla presa diretta ossia colloquiale: difficile pronunciarsi in tal senso.
Scrive l’autore: “La memoria è personale, generazionale.
Chi viene dopo...”
Superfluo dire che non poche incomprensioni provengono proprio dalla
percezione dei periodi vissuti da ciascuno, rendendo più arduo trasmettere
certi scenari sotto il profilo storico e psicologico: in fondo la storia
riprodotta non è più quella vissuta con corpo e spirito. Un romanzo allora può
ricostruire con senso sia storico che narrativo i sentimenti che i personaggi
esprimono nel corso della loro vicenda umana, sullo sfondo articolato della
realtà sociale che li circonda. È lo stesso autore a farci intravedere i metodi
e le funzioni della scrittura in rapporto al testo: va ricordato che con la
stessa casa editrice ha già pubblicato altri due romanzi.
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Recensione |
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