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Nel giorno in cui il mondo fu creato

Poesia. Gumilëv nacque a Kronštadt nel 1886 e appena sedicenne pubblicò le prime poesie. Era liceale quando apparve la prima raccolta di liriche Il cammino dei conquistatori. Dopo alcuni viaggi, tra cui in Italia, apparve la seconda raccolta Fiori romantici nel 1908. Fondò poi il giornale Apollion.

Sposerà Anna Achmatova, dalla quale si separerà per risposarsi dopo la rivoluzione russa. Eccellente traduttore, per esempio dell’epopea sumerico-babilonese Gilgameš. Venne fucilato, con l’accusa di aver partecipato a un complotto monarchico, il 25 agosto 1921. L’accusa si dimostrerà falsa, anche se Gumilëv non aveva simpatie rivoluzionarie. Appare già a una prima lettura la religiosità del poeta, che a tratti sfiora l’orazione del salmista. Attirato, né poteva essere altrimenti, dalla cultura e dall’arte italiane, oltre che dal paesaggio, pare aver assorbito quella luminosità mediterranea che ritroviamo in diverse sue composizioni. L’amore per la natura si incontra a ogni piè sospinto.

Scrive in sua difesa: “La terra dimenticherà le offese, di tutti i guerrieri, di tutti i mercanti.” Non è, com’egli si definisce, un poeta che ama la vita mondana, ma nella poesia Tu ed io vi affiora quasi un presagio: “Io non morrò nel mio letto.” Una poetica aperta, spesso sviluppata in ampie cadenze, ma non vincolata a una rigidità metrica, almeno per ciò che si nota dalla traduzione, potendo anche ‘ridursi’ a una essenzialità concettuale (Il campanello che squilla...).

Se a tratti il suo stile può apparire ‘romantico’ (come attesta una già citata raccolta), ben più vasta ci appare la dimensione dei suoi orizzonti, che trovano riscontro nella fede e nello scorrere delle stagioni.

Recensione
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