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Ogni suo
desiderio. Venticinque Racconti

Narrativa. Sa
muoversi con scioltezza l’autore fra racconti brevi e altri strutturati quasi
come un romanzo, per esempio Rottweiler: In questo, infatti,
l’articolazione non in capitoli fa comunque presagire una storia che si sviluppa
fino alla conclusione che, come spesso accade, riserva delle sorprese.
Fa
seguito un ‘pezzo’, in pratica di una pagina, che appartiene alle storie minime
bellunesi, posteriori a quando lo scrittore dice di aver iniziato la sua
carriera letteraria nel 2008. Tuttavia ogni racconto possiede un suo specifico
carattere: chi scrive, almeno in simile tipologia, cerca sempre di variare i
temi e le vicende con lo scopo non proprio secondario di interessare il lettore,
senza però venire meno a un proprio stile, ossia al modo di narrare, che
riveste uguale importanza.
Lo stile di Marino D’Isep possiede una qualità
essenziale, almeno per come è composta la realtà dell’oggi: nessuna difficoltà
di ordine semantico o lessicale, facendo scaturire una prosa non di rado
brillante, ma che particolarmente punta a inventare, ed è questo il
territorio più difficile, considerando che la fantasia è una merce piuttosto
rara.
Difatti, a volte si devono affrontare possenti romanzi che finiscono per
stancare, o per l’eccesso, quindi una forma bizzarra che si astrae completamente
dal mondo reale, o per una quotidianità opaca e banale. Ben vengano questi
racconti, in cui l’incidente affiora quando meno lo si aspetta, e dove
anche il semplice bozzetto possiede una sua logica stringente, ma non corriva.
Un testo esemplare per sintesi e significato è Testa o croce e uno dei
più fantasiosi Il brevetto. Altri però ne dovremmo citare, sia per la
scrittura definibile, pur con i dovuti distinguo, lirica, sia per la costruzione
narrativa. L’ultimo racconto chiude degnamente il volume: ci sono qui diversi
spunti di riflessione.
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Recensione |
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