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Prosa. Dieci
pezzi in una forma già
sperimentata dall’autore,
e che funziona egregiamente: nessuna maiuscola, ma punto mobile. La
giustificazione inquadra ciascun brano da acqua a fuoco (necessari per fare un
tè),
internamente percorsi da pulsioni e microstorie di una purezza lineare e
profonda: ‘il
mondo dopo la pioggia è
lucido e splendente come smalto’
(acqua). In tutto questo la memoria non va perduta, bensì
si trasfigura su un piano più
elevato, riconoscendo che i nostri occhi non sanno più
percepire (assaporare) le sfumature: un testo come fuoco sembra
riservato –
e così
gli altri –
a un pubblico sensibile, per non dire eletto.
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Recensione |
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