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Poesia e
immagini. Che il corpo femminile sia sogno o mistero
è
discutibile: ‘è
per questi pezzi di carne che ho composto delle rime’
(A. Rimbaud, Le mie piccole innamorate), citazione a memoria. Così
l’artista
(Diotallevi) alfabetizzando gli attributi più
provocanti deve, in fine, considerare il dislivello fra istinto e ragione. Da
parte sua il poeta (Mandrino) torna alla vecchia
‘dattilo’
(anteguerra? pare manchino le vocali accentate) con un sotterraneo classicismo
che lo rende, forse, unico: nato nel 1948, il dato cronologico ha un suo peso.
Lui, Mandrino, tende ad aperture trascendenti
‘dove
le mille dita delle schiume | sgranano i sassi del rosario eterno’
(p. 9); chiari gli endecasillabi. L’originalità
rischia di divenire elitaria: che siano gli altri a salire.
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Recensione |
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