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Saggistica. È alla sorella Isabelle che Rimbaud detterà
l’ultima sua lettera il 9 novembre 1891, un giorno prima di morire. Le memorie
di Isabelle ricostruiscono il calvario del Poeta. In febbraio dolori a un
ginocchio, forse un tumore, tanto che si decide per l’amputazione, ma le
condizioni vanno peggiorando, fino al tragico epilogo. Isabelle morirà dello
stesso male nel 1917. Vi sono contraffazioni dell’opera, correzioni e tagli
postumi, disegni apocrifi. C’è la creatività d’ogni giorno nelle lettere, e
ancor più nell’inespresso: ‘svolgeva intimi pensieri’ (p. 6), ‘fatti
inverosimili che s’immagina siano accaduti in ospedale durante la notte’ (p.
16). Esiste una realtà interiore che viene prima della parola, ed è quella del
pensiero (o dello spirito): su questa rimane il mistero, fuorché per lui, Arthur
Rimbaud, chiave di volta della poesia moderna.
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Recensione |
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