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All’alba di un giorno qualunque
Narrativa. Si prospetta su due piani congiunti poi dal
significato il romanzo dell’autrice. Passando subito al contenuto, le
apparizioni di ‘mostri’ sono il segnale che nella società son tali anche persone
cosiddette normali ma non di rado preda di ipocrisie o del culto del denaro.
Ciò
che distingue quest’opera è una scrittura dai tratti figurati, con quel punto di
convergenza fra la capacità espressiva e quella creativa, ambedue sostenute da
un lessico personale piegato a ogni esigenza linguistica. Un doppio registro
coordina le tre parti: dall’aspetto dialogico, che pure mantiene la sua coerenza
lessicale, a una forma narrativa compatta, in cui il tempo imperfetto sorregge
il possibile narrativo, e una scansione che si realizza nella
punteggiatura, incalzante nei momenti più tesi.
Descrizione oggettiva, per quel
che permette il fluire delle idee dentro un tessuto da re-interpretare, ma che
rivela appieno la sua cifra stilistica. Un finale ‘funereo’, ed è nei momenti
cruciali che il dettato diviene di cristallina eleganza proiettandosi nell’oltre
e realizzando la metafisica della parola: “L’angelo della morte disserrava i
portali dorati delle categorie atemporali.”
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Recensione |
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