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Andar per versi

Poesia. Scriveva il poeta I. Rocco che l’essenza della vita è nell’andare: un’idea di movimento che significa connessione tra tempo e azioni. L’amore è però non in pochi casi un’assenza, per cui con l’immagine pensata o creduta si cerca di ovviare a tale mancanza. Qui poi si dovrebbe rilevare la poetica dell’autrice sotto l’aspetto di opera aperta, anche solo per taluni testi non chiusi che sembrano prospettare altro oltre il già detto. Nell’atto in cui l’amore possiede l’oggetto amato si profila il tramonto, la nostra paura struggente che quel che si ha può andare perduto.

Altre volte l’amore diventa un malinteso, perciò entra nell’illusione di un dato che svanisce appena ci si accorge di una realtà dalla quale è impossibile sfuggire se non con la memoria o la fantasia. Si arriva perfino all’inganno, voluto o no, e spesso percepito da una coscienza che – potremmo asserire fortunatamente – agisce sopra o al di fuori di quel che si è creduto di vedere. Non c’è dubbio che la Riscica sia una poetessa non omologata né omologabile, stante la ribellione che scaturisce dalle parole (Pronto), né sapremmo dire se questa è solo letteratura o corrisponda a un’intima esigenza che si trasforma in atto. In diversi momenti le sue composizioni mostrano elementi di avanguardia in senso formale, spogliando ogni vocabolo da sovrastrutture e presentandolo nella sua nudità semantica, per esempio una elencazione oggettiva priva di compromessi.

A proposito quindi il riporto da Patrizia Valduga: chi crede di essere ciò che è spesso cade in errore. Quanto poi resisterà il messaggio al tempo, solo il tempo potrà dircelo.

Recensione
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