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Bambine meridiane

 

Poesia. L’aspetto tecnico e quello creativo trovano nella poetica dell’autrice una fusione conseguente alla particolare scrittura, con strofe essenziali e versi che riverberano significati oltre il senso letterale. Tutti gli strumenti più avanzati del linguaggio definiscono lo stile: con la doppia cifra di lettura “una che (s)copre le viscere” (p. 5), l’attenzione al timbro “chimèrica chiaria” (p. 9), il corsivo “passare oltre te” (p. 35), cfr. pure “di te uno spalancato niente” (p. 45); inoltre la punteggiatura ridotta e l’assenza di maiuscole. Ma questi dati ‘esteriori’ non influiscono, se non nella misura loro concessa, alla qualità estetica o artistica. A iniziare dallo squisito titolo: la prima impressione è stata di luce.
La poesia dunque ci introduce all’area estrema della percezione, preannunciando il ‘sesto senso’: “decifrare il silenzio | così prende vita l’incontro invisibile” (p. 11). Diciamo che il verbo è fugace, la stessa esistenza sfugge, come nello splendido verso “spettri, appena un istante fa” (p. 15). Nella Cabras ogni testo (tutti anepigrafi) è un microcosmo che rapprende in sé le immagini (cfr. p. 28). La sezione in lingua (di fuoco e radici) nuorese sposta di poco il discorso sul versante lirico, che esplode in tutta la sua bellezza, cfr. “arbéschia luche de preda e framas” e ss. (p. 52).

Recensione
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