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Cambiamenti di stato
Poesia. Questa nutrita raccolta di liriche sembra
procedere, almeno in parte, dalle precedenti metamorfosi (p. 227),
rilasciando la particolarità dell’idea per cui l’amore è una chiave
fondamentale, in uno stato diverso, poiché se la metamorfosi è relativa
all’individuo nella sua essenza che in fondo racchiude in sé tale cambiamento,
ora è la condizione in cui l’oggetto si rivela a costituire un passaggio di
estrema importanza.
Non è, per l’appunto, che venga a mancare il sostrato
effettivo per tale passaggio, ma che piuttosto si riesca, proprio in virtù di
una capacità metamorfica, a proseguire verso una meta progettuale, i cui
esiti solo il tempo sarà in grado di definire. Affrontando quindi una lettura
che da un lato sembra semplificare il discorso poetico grazie a una maturità
linguistica e concettuale e dall’altro mette in risalto la tendenza a esplorare
attraverso la parola ricondotta alla sua verità sostanziale, ci pare decisivo
rilevare quei momenti per così dire estranei che indicano chiaramente uno
stile cosciente di ogni procedimento tecnico e formale per caratterizzare la sua
realtà espressiva.
Spesso l’autore è capace di sintetizzare in tre versi –
alcune composizioni sono terzine – il discorso enunciato evitando di disperdere
quell’alone quasi misterioso che avvolge di sé la vera poesia. C’è comunque un
flusso continuo in tale creatività ricca di slanci e momenti riflessivi,
e ciò si deve alla sigla peculiare della raccolta: testi anepigrafi, segni di un
universo che si espande ma nello stesso tempo concentra dentro valori
intramontabili, e l’amore rappresenta il cardine in cui si svolge l’esercizio
poetico.
Ce lo dice l’autore: “Penso all’amore come spirito d’incommensurabile
bellezza”. Esiste, tra l’altro, una maggiore apertura al trascendente, qui
difatti Dio viene nominato, senza che si rinunci alla propria identità in
cui tornano i simboli originali, ma sempre in mutate e ineffabili sembianze.
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Recensione |
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