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Cupido nella rete
Narrativa. La
storia potrebbe assomigliarsi ad altre che accadono in rete, ma vi sono
non pochi elementi che la rendono particolare. Lilli, colei che intraprende
l’avventura del corrispondere (chat) con una persona virtuale, almeno in un
primo momento, appare piuttosto attenta se non addirittura sospettosa di certe
trappole, ma alla fine cadrà nella rete (come si vede certi modi di dire
diventano di attualità anche in un argomento così moderno), venendo attratta da
lui (Sam) gradualmente, per poi arrivare a una conoscenza de visu.
“Come ci si può innamorare di una sagoma interposta dallo schermo?” si chiede
l’autrice. Proprio qui sta il punto: l’innamoramento è sempre virtuale. Non
amiamo la persona in sé ma la sua immagine che si viene creando nella nostra
mente, e ovviamente vi concorrono non poco le doti fisiche o quelle
intellettuali: un amore quindi che non tiene conto delle riserve che una certa
prudenza impone alla ragione. Ma l’amore, o meglio l’innamoramento, non è
ragione. Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce, più o meno dice
così Pascal. Dell’eros quindi esiste una parte che vorremmo definire
metafisica, peccato però che la realtà frantumi spesso le architetture
mentali, specialmente in chi si accorge che il sogno è finito.
Rimane allora la
finzione, e questo accade anche a Lilli, or dunque la scelta è fra
l’immaginario e la concretezza, e nel caso specifico si consuma una vendetta che
vede i ruoli capovolti. Un romanzo che attira come un vortice, poiché in fondo
rispecchia molte vicende che sono simili, quindi ci riguardano da vicino: si
inizia la lettura e si deve proseguire. In quanto a ciò che qui si
intreccia, sentimento e delusione (ma l’amica Anna aveva dato un preavviso),
pare che la memoria di un computer ne neghi l’oblio (p. 67): a volte un
misericordioso oblio può essere la soluzione.
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Recensione |
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