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Dopo l’estate la vita e la morte strette con benigna
ragione
Poesia. L’autore nato a Tripoli “il giorno successivo a
quello della resa a Berlino del nazismo agli Alleati” ha vissuto l’infanzia e
parte dell’adolescenza frequentando scuole italiane. Dal 1960 rimpatriato a
Vignola, si è poi laureato in medicina nel 1969. “Da sempre forte lettore
onnivoro” — ecco un esempio da imitare da parte dei tanti poeti che non leggono
l’altrui poesia.
Poi, sul finire del secolo scorso, inizia a scrivere poesie. La
estrema libertà e variabilità dei suoi testi farebbe presumere una mancanza di
forma, mentre in realtà in poesia la forma esiste sempre, e nel caso del Nostro
si adegua al tema, sviluppandosi quindi di conseguenza. La linearità e
l’eliminazione della punteggiatura tradizionale e delle maiuscole, salvo alcuni
segni effettivamente più rari, permette anche di utilizzare il corsivo in
funzione espressiva. Sembra che i testi abbiano, seppur in parte, una valenza
fonetica, perciò idonei a una lettura che segua il significato e lo
evidenzi, cioè la lingua parlata, per esempio in certe elisioni (c’hai
oppure gl’occhi) che tengono conto del linguaggio come flusso e non come
scrittura.
Il personaggio in questione si rivela nella autobiografia di una
domenica d’afa: abbiamo l’impressione di entrare nella quotidianità,
che tuttavia la vis poetica nobilita riportando le immagini con palese
forza rappresentativa. Un testo quale il tiranno appare ‘geniale’ per la
soluzione simbolica che propone. E c’è da dir di più: sebbene come sappiamo
l’autore abbia letto molto, non se vedono incidentali riflessi nel suo stile,
che mantiene una esemplare coerenza, affidando in parte alla natura il suo
messaggio, per cui la natura diventa specchio ideale.
Per essere nuovi secondo
una certa ottica occorre “portare il peso di un pensiero mai sentito”: Bettelli
è nuovo poiché raffigura perfino quel che fu detto prima. Non avendo
indicazioni pregresse, supponiamo che questa sia la sua prima raccolta.
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Recensione |
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