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Emozioni
Poesia. Diverse
liriche erano già apparse in precedenti raccolte, il che si attaglia al motto
repetita iuvant. Come segnalazione il dato iniziale di poesia elegiaca,
termine che andrebbe considerato proprio nell’analizzare alcuni testi che – come
sembra ritenere Massimo Rossi – si riferiscono invece a una certa fisicità, più
vicina alla realtà delle cose anziché alla loro trasposizione sul piano
simbolico. Perciò, quando la parola d’uso diventa poesia? I confini non sono mai
definiti. Se prendiamo l’ultimo verso di Brezza alpina “entro per un
caffè al bar delle corriere” ci accorgiamo che la poesia della quotidianità
prevale su una preposta trasfigurazione del linguaggio.
Lo stile di Zanon in
oltre un trentennio (qui infatti qualche composizione risale al 1985) ha
mantenuto fede ai suoi principi, per cui ci troveremo sempre nel cerchio in
apparenza concluso ma in effetti pronto a esulare verso nuove scoperte della
scrittura, poiché scrivere significa anche esplorare spazi inediti.
Supponiamo quindi che le poesie non riportate da altre raccolte siano le più
recenti, intuibile forse per una modernità che tende piuttosto a far
coincidere – però il tentativo potrebbe apparire utopico – il gesto quotidiano
alla sua intima essenza, sia metafisica che spirituale.
Un verso come
“inseguendo le bianche farfalle nei ritagli di tempo” connette il dato lirico a
quello strettamente poetico, ma la differenza tra un idioletto utilizzato in
funzione più ampia e la sua connotazione individuale crea l’unità inscindibile
del dato effettivo a quello più squisitamente creativo. Il temporale
ne è esempio probante e ci dice quanto un poeta possa mostrare le sue varie
sfaccettature mai perente, pur in certi tratti rimici per ‘inerzia’ (Stella
alpina), quasi riecheggiando un paesaggio che da visione interiore diviene
armonioso elemento della natura.
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Recensione |
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