| |
Guillaume
Apollinaire: “Pietà di me!”
Saggistica. Il
metodo saggistico di Orlandini consiste nell’accompagnare le note biografiche e
critiche alle liriche di Apollinaire con annessa traduzione. In effetti, se i
dati biografici rivestono una loro importanza per rendersi conto dei rapporti
tra arte e vita, è sulla scrittura che si misura l’esito di una indagine sia
storiografica che critica. Senza stabilire una stretta cronologia storica, ma
piuttosto evidenziando alcuni momenti cruciali sia dell’opera che della vita del
poeta francese, si riesce a comprendere i significati che assumono nel contesto
complessivo.
Ecco infatti che nel capitolo riguardante la prima giovinezza e i
viaggi ritroviamo il giovane Apollinaire – di appena sedici anni – in un
collegio di Cannes preso dal suo amore per i libri e la lettura. Era nato
infatti a Roma da una aristocratica polacca, ma a quanto pare non ci è noto chi
era veramente il padre, si dice che fosse un ex ufficiale borbonico: questi
elementi, se non sono secondari, come si vede, poco hanno a che fare con le
qualità poetiche, quasi che certi doni arrivino per vie inaspettate,
considerando che il nome con cui oggi il poeta è noto è il cosiddetto nom de
plume. Amante della natura, egli riterrà l’autunno una stagione più che di
decadenza, di passaggio, nelle mutazioni che la natura produce attraverso le
stagioni, e, come si trattasse di un evento simbolico, morirà di febbre spagnola
nel novembre del 1918.
Una ricorrenza che Orlandini ha giustamente posto
all’attenzione dei lettori, illustrando e seguendo le tappe più rilevanti del
poeta, i cui Calligrammi rappresentano una delle sue più famose
creazioni: sembra difatti ridursi lo spessore tra prosa e poesia, e il modo di
comprendere la poesia secondo le più avanzate tecniche, a volte perfino estese
sul versante sperimentale.
| |
 |
Recensione |
|