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I dettagli sono
importanti. Dodici racconti italiani

Narrativa. Questi
“dodici racconti italiani” sembrano già fare una distinzione, come se uno
scrittore italiano avesse un diverso modo di scrivere, il che non è proprio
inesatto, infatti da più parti è stato affermato che gli italiani siano migliori
scrittori di racconti anziché di romanzi, fatte alcune eccezioni, per esempio
Svevo. Colpisce a una prima lettura lo stile di Grandesso, che riesce a
dimostrare la realtà di ogni giorno nei suoi risvolti e nei suoi rapporti, per
cui le persone assumono notevole rilevanza, ma nello stesso tempo le vicende
seguono una coerenza che va ricercata anche nel modo di porsi, fra umorismo e
ironia, fra malinconia e memoria, peraltro soltanto una parte dei sentimenti in
una vasta gamma di espressioni.
L’umorismo? C’è una triste notizia: Dio ha dato
la lingua alle donne. Tuttavia i significati vanno più in profondità di quel che
si pensi quando affiora un tocco di poesia, tanto che la campana di una
piccola e raccolta chiesa spande un suono “mite e antico”: inutile rimarcare la
bellezza di questi due aggettivi. Or dunque può la letteratura cambiare le cose?
Parafrasiamo la frase di Mark Twain: se potesse farlo ci sarebbe impedito di
scrivere. Ma libri come il presente sono più che utili, anzi, necessari:
è attraverso una scioltezza linguistica che tiene conto della società odierna,
connotata in particolare dal linguaggio, che si possono se non altro
indicare le storture del potere e i suoi addentellati, spesso peggiori del
potere stesso.
Poiché sovente abbiamo commistione di dialetto e lingua,
opportuno torna il glossario posto in appendice: la visione non si restringe, al
contrario, semmai la “crisi culturale verticale” appare in tutta la sua
evidenza, ma è proprio attraverso strumenti lievi e acuminati che si deve
tentare di risollevare le sorti della nostra cultura.
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Recensione |
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