I figli dell’illusione
Narrativa. Una seconda edizione del romanzo è indice del
successo ottenuto. Le citazioni da Tagore introducono alla tematica e al clima
‘mistico’ dell’assunto. Il dialogo fra Peter e il Santo fa entrare gradualmente
nel mondo di una filosofia o concetto ideale che vede nella reincarnazione la
possibilità dell’essere umano di emendarsi dai propri errori, anche se certi
commentatori rilevano che in tale dottrina il numero di anime sarebbe immutato.
Che in ogni uomo esista un dualismo è indubbio, non lo attesta solo la filosofia
ma anche in diversi casi la narrativa. Uno dei più bei passaggi della storia lo
troviamo a p. 30. In sostanza è la voce morale a indirizzare la coscienza verso
il bene, cioè l’amore universale, che potrebbe apparire utopia. Quei colloqui
spirituali e ciò che ne consegue portano a un sentimento di pace e di
penetrazione nella realtà più profonda dell’individuo: nessuna punizione, ma
solo un insegnamento. Il saggio avverte che “tutto è illusione fuorché l’anima”,
avvertimento simile all’Ecclesiaste per cui tutto è vanità: c’è quindi un punto
di raccordo.
Ma il romanzo possiede una sua linea che ci lascia in sospeso, per
riservarci il significato finale.
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